saluto

domenica 5 dicembre 2010

Haiti: dal terremoto al colera


martedì 12 genn.2010 ore 16.53
Catastrofico terremoto ad Haiti - 
 Un terremoto devastante con forti scosse tra i 7,0 / 7,3 gradi Richter ha colpito Haiti e ha completamente distrutto la parte bassa della capitale Port-au-Prince. La città è isolata, telefoni, tv e radio non funzionano c'è solo qualche contatto di fortuna via internet. Oltre un terzo della popolazione haitiana - tra i tre e i 3,5 milioni di persone - è stata colpita dal sisma, i morti potrebbero essere decine di migliaia, il premier haitiano, Jean Max Bellerive parla di oltre centomila vittime. Migliaia di edifici si sono sbriciolati: il palazzo presidenziale, quello dell'Onu, la cattedrale. Le scuole sono piene di cadaveri, non c'é acqua, cibo, non c'é nulla. Solo un ospedale è ancora operativo ma ha già esaurito la capacità di accoglienza, servono urgentemente materiale e personale medico. Colpita anche la città di Jacmel, dicono che almeno il 20% della città, che conta circa 50mila abitanti, è stata distrutta dal terremoto. Ora serve la generosità di tutti. Ci sono notizie di assaltati e saccheggi, la solita feccia umana, gli sciacalli, è già entrata in azione. Le condizioni d'indigenza di gran parte della popolazione di questo paese che è il più povero in assoluto di tutto il continente americano, rischiano di rendere ingovernabile la situazione.
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14 gen 2010
Migliaia di profughi stanno tentando di abbandonare Haiti. A Port-au-Prince la situazione è drammatica. Nella città non c’è una sola sala operatoria disponibile. Per la popolazione non ferita mancano il cibo (qui la malnutrizione è cronica) e l’acqua potabile. Le strade sono piene di morti e non sanno dove metterli, già seppelliti 7mila corpi in una fossa comune. Nessuno è ancora in grado di quantificare quante sono le vittime, i feriti, i senza tetto forse tre milioni. Lunghe file di profughi hanno tentato di raggiungere la Repubblica Dominicana (la parte ricca e zona turistica dell'isola). Le autorità di Santo Domingo, temendo l’arrivo di un’ondata di disperati hanno chiuso le frontiere ma hanno accettato decine di feriti, mutilati o con fratture di varia entità, che hanno trasferito nei loro centri ospedalieri.
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Haiti prima del cataclisma era una nazione che viveva nel degrado e nella miseria, lo Stato era assente e solo i caschi blu dell'Onu garantivano una parvenza di legalità. Oggi l’incapacità del governo locale sta creando un clima di caos totale, mentre bande di sciacalli armate di machete girano fra le rovine. C’è preoccupazione anche fra i soccorritori. Gli aiuti giungono con difficoltà e la popolazione è esasperata per i ritardi. Shaul Schwartz, un fotografo del settimanale americano Time, ha detto: "Stanno mettendo su blocchi stradali con i morti e le macerie del terremoto, il quadro si va facendo davvero sconvolgente, la gente non ne può più e vuole gli aiuti”.
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(AP) Redjeson Hausteen Claud, due anni, estratto vivo da un soccorritore spagnolo,
 che lo ha portato subito fra le braccia della madre, Daphnee Plaisin

Tre giorni dopo il sisma che ha devastato Haiti, ci sono ancora milioni di persone, che hanno perso quel poco che avevano e aspettano aiuti. Il direttore del Centro di Travel Medicine and Global Health, Walter Pasini spiega che: “Non sono le migliaia di cadaveri in strada (quelli raccolti sono oltre quindici mila) a determinare il rischio di epidemie ad Haiti, bensì la distruzione della rete idrica e fognaria dovuta al cataclisma, con la conseguente contaminazione fecale di acqua ed alimenti. Le più probabili epidemie che potrebbero verificarsi sono quelle dovute a colera, febbre tifoide, epatite virale A, infezione da Escherichia Coli Enterotossica (ETEC) e sighellosi”.
Per le strade di Port-au-Prince si sentono colpi di arma da fuoco e molti testimoni riferiscono di saccheggi e razzie. Se gli aiuti internazionali non arrivano in fretta, la situazione peggiorerà rapidamente, c’è bisogno urgente di acqua e di cibo. Entro lunedì arriveranno nove mila soldati americani per assistere i terremotati e prevenire eventuali disordini. Sotto le macerie ci sono ancora persone vive ma mancano i mezzi per soccorrerle.

 Winnie di 18 mesi, è stata liberata dagli operatori di una tv australiana che hanno scavato a mani nude.

Save the Children presente nel paese dal 1985 con progetti su educazione, salute e protezione ricorda che i bambini, non solo quelli feriti, sono le persone più vulnerabili durante un'emergenza e che i prossimi giorni saranno cruciali perchè occorre immediatamente intervenire per aiutarli ad affrontare il trauma subito a causa del terremoto e sentirsi nuovamente al sicuro.
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Le scosse di terremoto continuano anche ieri una scossa di assestamento di 4,5 gradi. I cadaveri finora recuperati sono già 50.000, nelle ultime ore sono state trovate sotto le macerie persone ancora in vita. Manca tutto la gente fa lunghe file anche per avere un po’ d’acqua mentre gli aiuti umanitari che giungono da tutto il mondo ingorgano l'aeroporto di Port- au-Prince. Aumentano gli episodi di violenze e i saccheggi. Tutti i criminali della città sono in giro per le strade, ci sono anche sei mila detenuti, molti dei quali erano condannati all'ergastolo, fuggiti dopo i crolli nel penitenziario. La città di Leogane (134 mila abitanti) è stata distrutta al 90%, ci sono 5/10.000 persone sotto le macerie. Nell'ospedale pediatrico Saint Damien i feriti, soprattutto bambini, sono assiepati ovunque: lungo i corridoi, ma anche nel giardino, sotto le piante, su lettighe, materassi, per terra, e decine di madri con i loro bimbi feriti si accalcano al cancello.
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Dopo quasi una settimana dal terremoto che ha devastato Haiti, sono almeno settantamila i corpi seppelliti nelle fosse comuni. Il sisma e le numerose repliche hanno causato anche il ferimento di 250mila persone e 1,5 milioni di senzatetto, mentre sotto le macerie ci sono persone che sono ancora miracolosamente in vita e aspettano di essere salvate. I sopravvissuti vivono ammassati in bidonville improvvisate, la carenza di acqua potabile e di servizi sanitari aumenta il rischio di epidemie. La violenza e i saccheggi sono in aumento, la polizia ha avvertito che nelle strade circolano numerose bande di criminali. Gli agenti hanno anche aperto il fuoco su un gruppo di saccheggiatori, uccidendo almeno uno di loro. La gente è sempre più disperata e lotta per sopravvivere, alcuni haitiani avrebbero deciso di difendersi da soli. Un giornalista della Reuters ha raccontato di aver visto due uomini con ferite di arma da fuoco alla testa, le mani legate dietro la schiena e un uomo dato alle fiamme da cittadini che lo avevano sorpreso a rubare.
I voli finora arrivati o partiti sono oltre seicento, lo scalo è congestionato, e non c’è un coordinamento efficace per distribuire gli aiuti.
….. Intanto a Labedee nella parte nord-occidentale dell'isola Hispaniola, meno di 100 km dall’epicentro del terremoto, alcuni dei croceristi della "Independence of the Seas" facevano sci nautico, escursioni sulla spiaggia o shopping nel mercato artigianale del resort, scortate da guardie armate. Molti turisti sono rimasti a bordo per protesta, un passeggero ha lasciando questo post nel forum della Royal Caribbean dedicato ai suggerimenti: “Disgustoso, non posso pensare di stare steso al sole, giocare in acqua e mangiare carne arrostita in riva al mare, mentre a Port-au-Prince ci sono decine di migliaia di persone morte per strada”. Prima di ripartire, per rimorso o per solidarietà, dalle scialuppe hanno sbarcato cibo  per i terremotati
21 gennaio 2010: Le scosse di assestamento continuano peggiorando, se possibile, una situazione catastrofica. Interi quartieri si sono svuotati. In città rimangono i più poveri, chi ha potuto ha lasciato Port-au-Prince. Altre persone sono state estratte ancora vive (123 in totale fino ad oggi). Quanti superstiti si sarebbero salvati se qualcuno avesse coordinato gli interventi delle squadre e la distribuzione degli aiuti che intasano l’aeroporto? L'ambasciatore haitiano ha dovuto chiedere agli Usa di interrompere i lanci di aiuti dagli elicotteri che ovviamente peggiorano gli episodi di violenza fra la gente che lotta per accapparrarseli. Medici senza frontiere denuncia: "Si muore a causa dei ritardi nell'arrivo dei farmaci, non abbiamo più morfina per alleviare il dolore dei pazienti. In questo momento la priorità deve essere data alle forniture mediche che stanno giungendo nel paese. Molti dei pazienti che sono stati estratti dalle macerie sono ad alto rischio di morte per setticemia e per le conseguenze della sindrome da schiacciamento, una condizione in cui i muscoli danneggiati o schiacciati dalle macerie rilasciano tossine nel sangue che vanno a danneggiare i reni e possono causare la morte per insufficienza renale. Le apparecchiature per la dialisi sono fondamentali per tenere in vita i pazienti in queste condizioni".
23 gen 2010: il Ministero degli Interni haitiano ha aggiornato le cifre del terremoto.
Il bilancio ufficiale è di 111.499 morti e oltre 190 mila feriti, le persone senza tetto sono 610.000.
Secondo le cifre fornite dall'Onu sono almeno 132 persone le persone estratte vive dalle macerie.
3 febbraio 2010: Il primo ministro haitiano, Jean Max Bellerive ha aggiornato i dati della tragedia. Le vittime del terremoto sono oltre 200.000, i feriti sono 300.000 e tra questi ci sono 4000 persone che hanno subito amputazioni.  L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari stima che 482mila persone abbiano lasciato Port-au-Prince per trasferirsi da parenti o amici in città vicine

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Haiti quarantacinque giorni dopo il terremoto: la situazione rimane difficile.
La terra continua a tremare, le vittime sono oltre 230 mila, circa 300mila i feriti. 100 mila gli edifici distrutti, 190 mila quelli danneggiati, 600 mila le persone che hanno abbandonato la capitale. La corrente elettrica non è ripristinata e alle diciotto scatta il coprifuoco. Il 45% dei sopravvissuti sono bambini o ragazzi senza famiglia esposti al rischio di malnutrizione, malattie, sfruttamento sessuale, traffico di esseri umani. Con l’avvicinarsi della stagione delle piogge c’è molta preoccupazione poiché mancano tende e kit igienici e molte persone vivono sotto ripari improvvisati, molte altre non hanno avuto ancora accesso all’acqua pulita e mancano strutture igienico-sanitarie.

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21 Novembre 2010 : Il Colera
Il colera continua a mietere vittime, una nota del ministero della sanità di Haiti fa sapere che dall'inizio dell'epidemia sono stati registrati quasi 56 mila casi e il numero delle vittime è giunto a 1.250 morti.
Emerico Laccetti lavora per la Croce Rossa Italiana, da qualche tempo si trova a Port au Prince e ha raccontato a Peace reporter: “È impressionante vedere la gente che per strada d'improvviso si ferma colta da dissenteria acutissima e poi cade a terra morta. La situazione è grave. Il colera si sta diffondendo a macchia d'olio. È un problema grosso. Nato nella periferia nord della Repubblica haitiana si è diffuso in buona parte del paese, raggiungendo Port au Prince. La fortuna è che in questo periodo non piove, così l'acqua non si mette a spargere tutte queste schifezze contribuendo a diffondere ulteriormente il contagio”.
La maggioranza delle persone vive accampata in tende di fortuna senza nessun rispetto per le norme igieniche, non esistono fognature adeguate e questo non aiuta. Purtroppo dal terremoto di un anno fa la situazione è ancora questa. Le vittime principali sono i bambini che toccano tutto e si mettono le mani in bocca, moltissimi sono rimasti orfani e nessuno li controlla. Pensare di sedare l'emergenza con il vaccino è inutile poiché va somministrato su pazienti sani, bisogna quindi cercare di limitare i danni.

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