Durante dei lavori di restauro alla chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme voluti dal cardinal Mendoza, stando a quanto riportato nel diario di Stefano Infessura si legge:
“ Alla data del 10 febbraio 1492, quando gli operai ebbero raggiunto la sommità dell’arco trionfale, dove si trovavano le colonnine, vi rinvennero una nicchia, contenente una scatola di piombo: sopra, in una tabella di terracotta appariva scritto «TITULUS CRUCIS». Nella scatola si trovò una tavoletta «lunga un palmo», corrosa da un lato e con incise e dipinte in rosso alcune lettere rovesciate e da destra a sinistra, in tre righe scritte, dal basso in alto, in latino, greco ed ebraico, che, integrate, si traducono con: «Gesù il Nazareno, re dei Giudei» («I. NAZARINVS RE[X IVDAEORVM]» in latino; «IS NAZARENUS B[ASILEUS TVN IOUDAIVN]» in greco).”
“ Alla data del 10 febbraio 1492, quando gli operai ebbero raggiunto la sommità dell’arco trionfale, dove si trovavano le colonnine, vi rinvennero una nicchia, contenente una scatola di piombo: sopra, in una tabella di terracotta appariva scritto «TITULUS CRUCIS». Nella scatola si trovò una tavoletta «lunga un palmo», corrosa da un lato e con incise e dipinte in rosso alcune lettere rovesciate e da destra a sinistra, in tre righe scritte, dal basso in alto, in latino, greco ed ebraico, che, integrate, si traducono con: «Gesù il Nazareno, re dei Giudei» («I. NAZARINVS RE[X IVDAEORVM]» in latino; «IS NAZARENUS B[ASILEUS TVN IOUDAIVN]» in greco).”
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Nelle rappresentazioni della crocifissione, sulla croce compare una “tavoletta” sulla quale compaiono quattro lettere “INRI”, iniziali dell'espressione latina Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum.
In alcune chiese ortodosse vi sono le lettere “INBI”, iniziali dell’espressione greca equivalente (Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ Bασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων).
Questa iscrizione è chiamata “ Titulus crucis”e riportava il motivo della condanna ovvero:
«Hic est rex Iudaeorum» Questi è Gesù, il re dei Giudei (Matteo 27,37).
«Iesus Nazarenvs Rex Iudaeorum» Gesù Nazareno, re dei Giudei (Giovanni (19,19). In questo vangelo si specifica che la scritta era in ebraico, latino e greco.
Nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme sono conservate alcune reliquie: un chiodo, frammenti della croce, 2 spine della corona e una tavoletta di legno, che secondo la tradizione cattolica fa parte del Titulus. Tutti oggetti rinvenuti a Gerusalemme nel 325 da Elena madre dell’imperatore romano Costantino I. Elena divise a metà il Titulus per lasciarne una parte a Gerusalemme portando l'altra a Roma. La metà romana (25.3 x 14 x 2.6 cm) contiene il seguente testo (nei tre livelli sovrapposti di aramaico, greco e latino):
In alcune chiese ortodosse vi sono le lettere “INBI”, iniziali dell’espressione greca equivalente (Ἰησοῦς ὁ Ναζωραῖος ὁ Bασιλεὺς τῶν Ἰουδαίων).
Questa iscrizione è chiamata “ Titulus crucis”e riportava il motivo della condanna ovvero:
«Hic est rex Iudaeorum» Questi è Gesù, il re dei Giudei (Matteo 27,37).
«Iesus Nazarenvs Rex Iudaeorum» Gesù Nazareno, re dei Giudei (Giovanni (19,19). In questo vangelo si specifica che la scritta era in ebraico, latino e greco.
Nella chiesa romana di Santa Croce in Gerusalemme sono conservate alcune reliquie: un chiodo, frammenti della croce, 2 spine della corona e una tavoletta di legno, che secondo la tradizione cattolica fa parte del Titulus. Tutti oggetti rinvenuti a Gerusalemme nel 325 da Elena madre dell’imperatore romano Costantino I. Elena divise a metà il Titulus per lasciarne una parte a Gerusalemme portando l'altra a Roma. La metà romana (25.3 x 14 x 2.6 cm) contiene il seguente testo (nei tre livelli sovrapposti di aramaico, greco e latino):
[ישו] הנוצ[רי מלך היהודים]
[ΝΩΙΑΔΥΟΙ ΝΩΤ CΥΕΛΙCΑ]Β CΥΝΕΡΑΖΑΝ CΙ
[MVROEADVI XE]R SVNIRAZAN.I
[ΝΩΙΑΔΥΟΙ ΝΩΤ CΥΕΛΙCΑ]Β CΥΝΕΡΑΖΑΝ CΙ
[MVROEADVI XE]R SVNIRAZAN.I
L’autenticità della reliquia è una questione che ancora non ha avuto, dal punto di vista della ricerca scientifica, risultati definitivi. Dagli studi del giornalista e antropologo Michael Hesemann. che l'ha sottoposta ad un'analisi di paleografia comparata, e in seguito alle conferme di esperti studiosi (Carsten Peter Thiede e Leah Di Segni), è risultato che il legno della tavoletta è anteriore al IV secolo d.C.; la scrittura, in particolare quella latina, risale molto probabilmente al I secolo d.C.; il testo è sostanzialmente lo stesso del Vangelo di Giovanni, testimone oculare (secondo lo stesso vangelo) dell'evento.
La studiosa Maria Luisa Rigato ha invece avanzato l'ipotesi che il Titulus sia una copia dell'originale. Poiché la datazione del legno data dall'esame del Carbonio 14, eseguito nel 2002, fa risalire il legno all'intervallo tra gli anni 980 e 1150
La studiosa Maria Luisa Rigato ha invece avanzato l'ipotesi che il Titulus sia una copia dell'originale. Poiché la datazione del legno data dall'esame del Carbonio 14, eseguito nel 2002, fa risalire il legno all'intervallo tra gli anni 980 e 1150
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