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mercoledì 27 ottobre 2010

Cristianesimo e Islam ieri e oggi


Cristianesimo e Islam ieri e oggi
Anche se si tratta di due religioni monoteiste, condividono, sia pure in misura diversa, la tradizione ebraica; uno specialista come Samir Khalil Samir sottolinea come prima di Maometto anche gli ebrei e i cristiani arabi chiamassero il loro Dio con il nome di Allah 
Vi era differenza nel modo di concepire la conversione e nell’uso della violenza. Per i cristiani la conversione doveva essere volontaria e individuale, ottenuta principalmente attraverso la predicazione e l’esempio, anche se si deve ammettere che questa concezione del cristianesimo, ha subito in epoca posteriore, tra Medio Evo e prima età moderna, un cambiamento, da collegarsi con il diffondersi, anche nella cultura occidentale, di uno spirito d’intolleranza in materia di religione. Da parte musulmana, invece, sin dai primissimi tempi, e cioè durante la vita di Maometto, l’espansione e l’estensione dell’area di influenza dell’islam sono avvenuti attraverso le guerre con le tribù che non accettavano pacificamente la conversione. Il cristianesimo si è diffuso nei primi tre secoli, nonostante le persecuzioni e il martirio, in contrapposizione al dominio romano, e introducendo una separazione tra la sfera spirituale e quella politica. L’islam si è imposto con la forza di una dominazione politica.
Anche se alcuni studiosi, sostengono che con il termine jihad si deve intendere non necessariamente la guerra, ma piuttosto la lotta spirituale, lo sforzo interiore, secondo Samir Khalil Samir l’uso di questo termine nella tradizione islamica è sostanzialmente univoco, e indica la guerra in nome di Dio per difendere l’islam, che è un obbligo per i musulmani maschi adulti.
Ma la differenza più forte tra cristianesimo e islamismo è la concezione di essere umano. Nella tradizione islamica, infatti, non esiste il concetto di uguaglianza di tutti gli esseri umani, né di conseguenza quello di dignità di ogni vita umana. La sharia è fondata su una triplice disuguaglianza: tra uomo e donna, tra musulmano e non musulmano, tra libero e schiavo. In sostanza l’essere umano di sesso maschile è considerato pienamente titolare di diritti e di doveri solo in quanto appartenente alla comunità islamica: chi si converte a un’altra religione o diventa ateo è pertanto considerato un traditore, passibile della pena di morte o, come minimo, della perdita di tutti i diritti. La più irrevocabile di queste disuguaglianze è quella tra uomo e donna. 
Nella tradizione islamica, il marito gode di un’autorità pressoché assoluta sulla moglie, mentre all’uomo è consentita la poligamia, la donna non può sposare un uomo di altra fede, può essere ripudiata dal marito, non ha alcun diritto sulla prole in caso di divorzio, è penalizzata nella divisione ereditaria e dal punto di vista giuridico la sua testimonianza vale la metà di quella di un uomo.
In un paese islamico il non musulmano si dovrà sottomettere al sistema islamico, se non vuole vivere in una situazione di sostanziale intolleranza, e il musulmano avrà molte difficoltà ad adattarsi alle leggi civili nei paesi non islamici, ritenendole qualcosa di estraneo alla sua formazione e ai dettami della sua religione.

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