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lunedì 4 ottobre 2010

Dorsali e fosse oceaniche

dal web 
 Le dorsali oceaniche sono catene montuose che si trovano più o meno al centro degli oceani. L'altezza varia da 3 a 5 mila metri e lo spessore in alcuni punti è di  quasi 1500 metri, la lunghezza complessiva delle dorsali è di oltre 40.000 km. Lungo il centro della dorsale corre una valle larga  circa 60 km. Le rocce che formano la dorsale sono di  formazione recente. Quando  due zolle si allontanano, lungo i margini divergenti si apre un rift, cioè una lunga frattura dalla quale esce magma che si raffredda e solidifica formando nuova  crosta terrestre e creando così  le dorsali. Nelle zone dove avviene una subduzione, nel punto dove una placca si immerge nel mantello al di sotto della placca adiacente, si viene a creare una fossa oceanica cioè un punto particolarmente profondo dell'oceano.
 
 
 
Come è risaputo nella famosa Fossa delle Marianne, una lunga depressione localizzata nelle profondità dell’Oceano Pacifico, esiste quello che finora risulta essere il punto più profondo conosciuto della crosta terrestre: il Challenger Deep (10.915 metri).
Nuove esplorazioni di questi fondali compiute recentemente da studiosi americani hanno rivelato l’esistenza di un altro abisso che pare raggiunga circa la stessa profondità del “Challenger Deep”.
A scoprire questo nuovo abisso è stato un sottomarino di piccole dimensioni collegato con un cavo ad una nave appoggio e dotato di sonar.
Sfortunatamente per adesso non è possibile acquisire altri dati su questa “voragine” sottomarina, causa mancanza di mezzi tecnici adeguati.
L’unico sottomarino automatizzato che poteva raggiungere quelle eccezionali profondità, di costruzione giapponese, è purtroppo stato perduto in seguito alla rottura del cavo che lo collegava alla nave che lo guidava.
Questo era lo stesso sottomarino che, prima dell’incidente, aveva esplorato il “Challenger deep” trovando anche alcune forme di vita.



La fossa delle Marianne
All'inizio del XX secolo non si conosceva quasi nulla degli abissi oceanici - fino a quando, nel 1925, un grande scienziato, dopo anni di esplorazione nella giungla, volse la sua attenzione al mare. Il suo nome era William Bebe.
La sua ricerca cominciò con un rozzo casco di rame in bassi fondali. Bebe capì subito di trovarsi di fronte a un universo sconosciuto quanto quello di Marte o Venere, e decise di esplorarlo.
L'oceano divenne la sua ossessione. Effettuò centinaia di immersioni, ma presto dovette ammettere che con il solo scafandro non riusciva a scendere oltre i 20 metri di profondità. La pressione dell'oceano può schiacciare un corpo umano già oltre i cento metri di profondità. Persino i sottomarini, a quell'epoca, non potevano scendere più di 400 metri. Per esplorare gli abissi, era necessaria una tecnologia completamente nuova.
Fu nel 1929, in una officina meccanica del New Jersey, che cominciò a prendere forma la prima capsula al mondo per immersioni in profondità. A idearla fu Otis Burton, un ricco giovane appassionato di scienza. Era una sfera cava d'acciaio dello spessore di 4 centimetri, con piccoli oblò di quarzo perché nessun vetro avrebbe resistito alle forti pressioni. La costruzione durò più di un anno e costò 12.000 dollari, a quel tempo una vera fortuna. Burton la donò a Bebe, ma a condizione di scendere insieme a lui in fondo al mare. Bebe battezzò l'invenzione "batisfera". Il boccaporto era largo appena 25 centimetri e sigillato all'esterno da una porta d'acciaio di 200 chili.
Il 6 giugno 1930, nella Fossa di Bermuda, Bebe e Burton effettuarono la prima discesa. I rischi erano enormi. I due uomini entrarono in silenzio all'interno della capsula e il portello venne chiuso alle loro spalle. Pesanti martelli strinsero ermeticamente i bulloni di acciaio. Poi, la batisfera venne calata in mare.
Tra gli esploratori più coraggiosi possiamo senz'altro annoverare questi due uomini: sospesi ad un unico cavo d'acciaio sopra 2500 metri di abisso, senza alcuna possibilità di soccorso se qualcosa fosse andato storto. Cinquanta metri di profondità. Settanta. Ottanta. Burton regolava l'ossigeno all'interno. Poco ossigeno e sarebbero soffocati. Troppo, e avrebbero perso lucidità
. Quel giorno arrivarono a 250 metri di profondità, e in seguito a 700 metri, addirittura in diretta radiofonica: un avvenimento mondiale. Furono i primi uomini a sopravvivere a una pressione di oltre 3000 tonnellate. I primi, soprattutto, a portare testimonianza delle stupefacenti creature luminose che vivono nella notte perenne degli abissi oceanici. Un mondo in cui da due miliardi di anni non esiste né giorno né notte, né estate né inverno, e dove il tempo non ha significato.
Solo trent'anni dopo, nel gennaio 1960, venne raggiunta la Fossa delle Marianne, la maggiore depressione al mondo profonda circa 11.000 metri. A realizzare l'impresa, per conto della marina statunitense, furono Jacques Piccard, figlio del celebre fisico Auguste Piccard e il tenente Don Walsh a bordo del batiscafo Trieste, costruito presso i Cantieri San Marco nel 1953. La pressione sul batiscafo mentre si posava sul fondo è stata valutata al di sopra delle 100.000 tonnellate.
Oggi i sommergibili moderni come il Deep Flight One possono raggiungere una profondità di oltre 11.000 metri. Cosa potrebbero trovare gli esploratori in questi immensi abissi?

2 commenti:

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