Per i 150 anni dell'unità d'Italia è giusto ricordare la garibaldina Antonia (Tonina) Masanello.
Antonia Masanello nacque il 28 luglio 1833 a Cervarese Santa Croce provincia di Padova. Antonia e l'amico Marinello erano sorvegliati dalla polizia austriaca perché sospettati di cospirare contro gli austriaci e di aiutare chi voleva espatriare dal Lombardo - Veneto per raggiungere il Piemonte. Per questo motivo nella primavera del 1860, i due che si erano sposati e avevano avuto una bimba, varcarono la frontiera e con la loro piccola scapparono a Modena. In quel periodo si stava preparando la Spedizione dei Mille, Antonia e il marito decisero di unirsi a Garibaldi. Lasciata la figlioletta a un amico a Modena, raggiunsero Genova, dove seppero che le “Camicie Rosse” dirette a Marsala erano già salpate a bordo delle navi "Piemonte" e "Lombardo". I due però no si rassegnarono, Antonia si vestì da uomo, disse di essere Antonio il fratello minore di Marinello e riuscirono ad aggregarsi alla spedizione del pavese Gaetano Sacchi, che aveva il compito di portare in Sicilia, rinforzi e armi per i Garibaldini. Raggiunsero i Mille a Salemi all’indomani della Battaglia di Calatafimi (15 maggio). Antonia fu arruolata nel terzo reggimento della Brigata Sacchi e partecipò alla campagna di liberazione dell’Italia meridionale, compresi i durissimi scontri del Volturno, a fianco del marito che fu ferito più volte, ma lei rimase sempre indenne. Si racconta che nel vivo di una battaglia perse il berretto, Garibaldi vide i sui capelli e intuì quale fosse il suo sesso. Alla fine del conflitto ottenne i gradi di caporale e il “congedo con onore" sotto il falso nome di Antonio Marinello. Antonia e il marito tornarono a Modena, ripresero la loro bambina e da lì si trasferirono a Firenze. Malata di tisi, Tonina morì il 20 o il 21 maggio 1862 fu sepolta nel cimitero fiorentino; anche un quotidiano di New Orleans scrisse della morte dell’«eroina italiana».
Questo l’epitaffio dettato dal poeta risorgimentale Francesco Dall’Ongaro impresso sulla lapide:
L’abbiam deposta la Garibaldina
All’ombra della Torre di San Miniato
Con la faccia rivolta alla marina
Perché pensi a Venezia, al lido amato.
Era bionda, era bella, era piccina ma avea
Cor di leone e di soldato.
E se non fosse che era donna
Le spalline avrea avute e non la gonna
E poserebbe sul funereo letto
Con la medaglia del valor sul petto.
Ma che fa la medaglia e tutto il resto?
Pugnò con Garibaldi, e basti questo!
Dal 1958 quella lapide è al cimitero di Trespiano (FI), sotto il tricolore che sventola sulle sessanta tombe dei garibaldini.
Complimenti caro Enrico un post veramente bello che ci riporta a quanto hanno fatto per unire l'Italia.
RispondiEliminaTomaso
Il modo di celebrare il 150° che prediligo! Anche per riconoscere il ruolo, non marginale, delle donne nel Risorgimento, anche se in netta maggioranza non fu quello, certo, di combattere!
RispondiEliminaCiao Enri,
RispondiEliminagrazie per essere passato dal mio Blog! Il tuo commento è stato uno dei più divertente che abbi mai ricevuto!
Queste cose non si imparano a scuola. Grazie per avercele "insegnate" nel tuo blog. Ciao e buona serata.
RispondiEliminaQueste storie poco conosciute m'interessano. La cosa strana è che quando andavo a scuola la storia non era la mia materia preferita. E' proprio vero che con gli anni si cambia ;-).
RispondiEliminaUn ringraziamento ed un saluto a tutti...ragazzi fra maschietti basta una stretta di mano ... ad Arianna do anche un abbraccio.
Ciao
enrico
Questa sì che era una vera eroina... grazie per la segnalazione Enrico :-)
RispondiEliminaLei ha veramente combattuto a fianco del marito.
RispondiEliminaBuona giornata Betty un abbraccio
enrico.