San Martino Vescovo nacque nel 316 in Pannonia, l'odierna
Ungheria, da genitori nobili ma pagani, quando era ancora bambino la famiglia
si trasferì a Pavia dove conobbe la religione cristiana, ma essendo figlio
d'un tribuno, fu obbligato per legge ad entrare nell'esercito e dovette seguire
il padre nella cavalleria dove militò per tre anni sotto gli imperatori
Costanzo e Giuliano.
Era l’11 Novembre, il cielo era coperto,
piovigginava c’era vento e faceva freddo. Martino stava tornando a casa quando lungo la strada
vide un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci che chiedeva l’elemosina. Il cavaliere lo guardò e
sentì una stretta al cuore, scese dal cavallo e con un colpo di spada tagliò in
due il suo mantello e ne regalò una parte al povero. Martino aveva da poco
ripreso il suo cammino quando le nubi si diradarono, il cielo tornò sereno e il
sole tornò a scaldare. Questa è l'estate di San Martino, che si rinnova ogni
anno per festeggiare il suo atto di carità.
Secondo la leggenda quella
notte Gesù apparve a Martino e lo ringraziò per il suo gesto. Questo avvenimento risultò decisivo per la sua vocazione
successiva. Ottenuta dall'imperatore
l'esenzione dalle armi, andò a Poitiers presso il vescovo S. Ilario da cui fu
istruito, battezzato e in seguito ordinato sacerdote. Desideroso di vita
austera fece prima vita eremitica su un monte, poi eresse l’abbazia
di Marmontier dove fu per parecchi anni
padre di oltre 80 monaci. Quando la sede di Tours divenne vacante, per unanime consenso del popolo fu eletto vescovo di quella città e ne
resse la diocesi per 27 anni disprezzato dai nobili e malvisto da una parte del
clero, che trovava scomodo un vescovo troppo intransigente. Nell'anno 397 stava rientrando da Candes-Saint-Martin dove
si era recato per ricomporre un grave scisma
quando morì. Fu sepolto a Tours, ove gli fu dedicata la cattedrale. Gli Ugonotti
in seguito violarono la tomba, e dopo avere bruciate le spoglie, ne dispersero
le ceneri.
Il trasloco nel giorno di San Martino Vescovo ha costituito
una tradizione fondamentale nella civiltà contadina che è venuta meno solo
negli anni '50-'60 del XX secolo. Con la fine dell'annata agraria, terminavano
i rapporti di lavoro o per la fine del contratto o per disdetta da parte dei
proprietari e quindi i contadini dovevano cercare in altre cascine lavoro e
sistemazione. Le operazioni di sgombero e gli spostamenti potevano iniziare
qualche giorno prima dell'11 e proseguire non oltre il 12 novembre. In quei giorni era
abbastanza normale vedere interi nuclei familiari che migravano, con le
proprie povere cose.
Accurata e veritiera descrizione della figura di San Martino, l'ho molto apprezzata!
RispondiEliminaAvevo dei cugini di mia mamma che coltivavano la terra, i preziosi vitigni del moscato e dell'erbaluce di Caluso, oltre ad allevare bestiame.
Purtroppo - come avveniva in tanti casi - le generazioni più giovani non avevano affatto l'intenzione di proseguire l'attività dei genitori....
Attualmente, dalle mie parti, la ricorrenza di San Martino è sinonimo di fiera dell'agricoltura, nel suo significato più ampio.
Ciao Enrico, buon pomeriggio!
Sino a pochi anni fa i giovani fuggivano dalla campagna. Oggi forse anche a causa della crisi, sembra che molti tornino ad apprezzare la vita agreste.
EliminaBuona giornata Leonardo.
enrico
Caro Enrico, veramente il racconto chiarissimo, San Martino è passato alla storia, per tanti motivi, ma quello del suo mantello viene ricordato sempre come aiuto ai poveri.
RispondiEliminaCiao e buona serata caro amico.
Tomaso
La storia del militare poi divenuto santo, che taglia il proprio mantello per dividerlo con un povero infreddolito è un'immagine che ha lasciato il segno.
Eliminabuona giornata caro Tomaso
enrico
Caro Enri...quanti ricordi, in classe immancabilmente l'11 novembre parlavo di San Martino.
RispondiEliminaAbbraccio.
La storia di San Martino e il suo mantello e la poesia del Carducci erano due argomenti trattati regolarmente ogni 11 novembre.
EliminaBuona giornata Gianna un abbraccio
enrico
Ciao Enrico! Rammento come da piccolina rimanevo incantata quando la maestra ci raccontava la leggenda di San Martino, era la mia preferita, che dolci ricordi ; un grande abbraccio a te e sorridente serata!
RispondiEliminaL’estate di San Martino, i tre giorni della merla, la poesia del cinque maggio con la quale il Manzoni rievocava la sconfitta dell’Inter che in quella data, ultima del campionato, perse partita e scudetto :-) erano argomenti ricorrenti nei primi anni di scuola. Gioiosa giornata un abbraccio.
Eliminaenrico
Ricordi d'infanzia... Sempre commovente la leggenda di San Martino e il mantello.
RispondiEliminaSaluti Enrico!
È piacevole tornare con la memoria al tempo in cui queste storie riuscivano a stimolare in modo positivo la nostra fantasia.
EliminaBuona giornata Lucia un abbraccio
enrico
Infatti dalle mie parti non si dice: "domani faccio trasloco" ma " duman i fuma San Martin"
RispondiEliminaCiao e a presto!
Mi sembra ci sia una forma dialettale che ha lo stesso significato praticamente in ogni regione.
EliminaBuona serata Carla un abbraccio
enrico
Quanti riccordi Legati a San martino
RispondiEliminaciao buona serata
Tiziano.
Questa ricorrenza era legata anche ai calendari dei lavori agricoli che terminavano agli inizi di novembre, dopo la semina. Questo per il contadino e la sua famiglia qualche volta significava il traumatico trasferimento in un nuovo podere.
RispondiEliminaBuona serata Tiziano
enrico
Ma sai io di San Martin sapevo solo il gesto di aver donato metà del suo mantello ad un povero mendicante,
RispondiEliminaQuindi sono contenta di aver letto la tua accurata descrizione su questo Santo ...Caro Enrico ,ti auguro una dolce notte ,abbraccio ...
Sinceramente certe cose le ho apprese solo ora documentandomi per fare il post :-)
EliminaBuona giornata un abbraccio
enrico