Il volto Santo di Manoppello
Secondo la tradizione, in un giorno imprecisato del 1506, uno sconosciuto pellegrino consegnò al fisico e astrologo Giacomo Antonio Leonelli un misterioso velo. Mentre sorpreso e commosso, Leonelli ammirava il volto “dipinto” su quel telo, il pellegrino scomparve, senza lasciare traccia. Il velo rimase in casa Leonelli per quasi cento anni poi fu venduto a Donantonio De Fabritiis che nel 1683 lo donò ai Cappuccini. Nel 1646, dopo l’autenticazione notarile, i religiosi esposero la reliquia alla pubblica venerazione.
Nel Santuario del Volto Santo, a Manoppello, in provincia di Pescara da circa 400 anni si venera un’immagine che alcuni ritengono “Acherotipa”, ovvero non fatta da mano umana. Si tratta di un velo, che per alcuni è bisso marino, sul quale c'è un viso maschile con i capelli lunghi e la barba, che sarebbe quello di Cristo. Le misure del velo sono 17 x 24 cm e l'immagine è visibile allo stesso modo sia dal davanti che dal retro della tela con la stessa tonalità di colore. La cosa sorprendente è che dagli esami fotografici, osservazioni al microscopio e sotto luce ultravioletta non compaiono tracce di pigmenti o pitture, c’è solo del nero nelle pupille. Le fibre del tessuto sembrano quasi bruciacchiate. Nel 1978, suor Blandina Paschalis Schloemer, un’esperta iconografa, affermò dopo varie ricerche, che il volto di Manoppello e quello della Sacra Sindone di Torino sono sovrapponibili, i tratti sono, infatti, gli stessi. Ulteriori ricerche condotte da padre Builst e dal gesuita Heinrich Pfeiffer hanno portato alla quasi certezza che esiste una relazione tra la Sindone e il Volto Santo. Secondo i due studiosi la Sindone ed il Velo, sarebbero stati poggiati entrambi sul volto di Cristo. All’interno del santuario è possibile vedere i test e le prove fotografiche dei loro studi.
Per alcuni studiosi il velo di Manoppello potrebbe essere la storica e leggendaria“Veronica Romana” che durante il pontificato di Gregorio II era conservata nell’antica Basilica di San Pietro, dove era venerata da migliaia di pellegrini; di essa se ne persero le tracce nel 1608 dopo la demolizione della cappella ove era custodita.
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