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venerdì 22 ottobre 2010

Piedini detti “loto d’oro” (sancun jinlian).


Piedini detti “loto d’oro” (sancun jinlian).
Una deformazione conosciuta è quella dei piedi delle donne cinesi che consisteva nel rimpicciolire il piede avvolgendolo fin dall'infanzia in strette fasce. L’uso, che risaliva all’epoca Song (960-1279 era dettato da canoni discutibilissimi di bellezza e di erotismo. La pratica fu incoraggiata dal Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una dimostrazione perfetta di sottomissione della donna all'uomo. Le donne con i piedi fasciati dipendevano fisicamente dal loro uomo e difficilmente potevano allontanarsi dalla propria abitazione a causa delle difficoltà di deambulazione.
Per ottenere un piede piccolo, le piante dei piedi venivano piegate e mantenute di una lunghezza tra i 7 e i 12 centimetri, l'alluce manteneva la sua posizione naturale mentre le altre dita venivano ripiegate a forza sotto la pianta con una lussazione permanente del calcagno e del metatarso, ciò provocava un esagerato rialzamento della volta plantare. Le articolazioni del tarso e le ossa metatarsali venivano progressivamente deformate e il piede assumeva una forma a mezzaluna. In questo modo i talloni diventano l'unico punto di appoggio, causando l'andatura fluttuante della donna, come il loto che si piega al vento. Per deformare i piedi nella loro forma definitiva erano necessari almeno 3 anni, talvolta anche 5 o 10. Nelle famiglie più ricche ed influenti le bambine venivano fasciate quando erano molto piccole, solitamente tra i 2 e gli 8 anni, questo rendeva la pratica meno dolorosa. Nelle classi contadine la fasciatura cominciava più tardi perché le bambine dovevano essere abili al lavoro fino a che non erano in età da marito, per questo motivo il piede rimaneva più grande e precludeva loro il matrimonio con un uomo di ceto elevato. La pratica era molto dolorosa, perché il piede non smetteva di crescere, si deformava e le ossa si frastagliavano per poi saldarsi irregolarmente. Ovviamente l’insolita andatura creava anche deformazioni alla spina dorsale e al bacino. Sui piedi così deformati venivano calzate scarpine lavorate, fabbricate dalla donna per esaltare la forma arcuata ed appuntita del piede e per mostrare le sue doti artigianali.
La pratica fu abolita ufficialmente da un decreto imperiale del 1902, ma ci vollero 50 anni affinché scomparisse gradualmente. Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli strati più poveri della popolazione a continuare la pratica, per i vantaggi che ne traevano in ambito sociale.

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