La scimmia di Loys
Nel 1920 i sopravissuti di una grossa spedizione petrolifera raggiunsero stremati le rive del fiume Tarra, affluente del Rio Catatumbo. Il gruppo era partito tre anni prima verso la Sierra de Perijeé, la catena montuosa coperta dalla foresta vergine che si trova ai confini tra Colombia e Venezuela. Capo spedizione era il geologo svizzero Francois Loys, il cui scopo principale era quello di realizzare il prospetto geologico del bacino del Rio Tarra, per contribuire al programma di produzione petrolifera locale. Gli ostacoli naturali, la pericolosa presenza degli Indios Motilones, le malattie decimarono i membri della spedizione. Quando i superstiti giunsero a pochi metri dalla riva del Rio Tarra, s’imbatterono in due grosse scimmie prive di coda che avanzavano minacciosamente verso di loro camminando in posizione eretta, urlando e brandendo dei rami. All’apice della furia defecarono nelle proprie mani e utilizzando gli escrementi come proiettili li lanciarono contro i membri della spedizione (è un comportamento caratteristico delle Ateles o scimmie ragno) Un esemplare fu abbattuto, è l'esemplare della foto che era alto 157 cm. e fu posto seduto su di una cassa da imballaggio per fusti di petrolio, sorretto da un bastone postogli sotto il mento per fotografarlo. Dall’esame della fotografia, alcuni zoologi identificarono l'animale con un grosso Ateles (animale comune in quelle zone) al quale era stata tagliata o nascosta la coda. Il torace della scimmia della foto è però strutturato in modo tale da fare pensare ad un bipede. “La scimmia di Loys” potrebbe quindi essere un primate sconosciuto. L’immagine molto nitida e di ottima qualità è giunta sino a noi, ma dopo più di ottant’anni non ha ancora smesso di destare dibattiti e polemiche. Le perplessità sull’identità della “scimmia di Loys” sono dovute alle sue, presunte, straordinarie caratteristiche. L’animale ha caratteristiche tipiche delle antropomorfe, (andatura eretta, assenza di coda, 32 denti) le quali però non sono presenti nel continente sudamericano, ma solo in Asia ed in Africa. A dire il vero nella Guyana, è diffusa la credenza nei “kanaima”, fantastica popolazione di esseri che vagano per i boschi armati di clave, ed assalgono coloro che capitano a tiro, spezzandogli le ossa. In Colombia questi esseri sono chiamati “didi” e sono descritti come selvaggi che abitano le foreste, metà uomini e metà scimmie, dotati di enorme forza e completamente coperti di pelo, così come anche i “vastiri” del Brasile e del Venezuela.
Nel 1991 una spedizione americana, scoprì che gli abitanti del sud del Venezuela riconoscevano nella foto della scimmia di Loys il “momo grande” (grande scimmia), un Ateles di 150 cm ancora sconosciuto alla scienza. Nel 1992, il paleontologo americano Walter Hartwing della Gorge Washington University, e il brasiliano Castor Cartelle dell’università del Minas Gerais, scoprirono uno scheletro fossile completo in una caverna presso Campo Formosa, Brasile. Dagli esami hanno stabilito che questo animale doveva essere una specie di grande scimmia lanosa o scimmia ragno estintasi circa 10.000 anni fa, I resti indicano un animale pesante circa 25 chilogrammi, vale a dire quasi il doppio del più grande Ateles conosciuto in Sud America. Recenti scoperte fossili, testimoniano che in America latina esisteva realmente una grossa scimmia che conduceva vita arboricola, si pensava fossero estinte dal 1926 e sono state riscoperte solo nel 1974 nelle Ande. Non è quindi del tutto impossibile che si possano essere sviluppate altre forme di primati che sono potute sopravvivere fino ad oggi. L’ipotesi più accreditata è comunque quella che l’animale immortalato nella fotografia di Loys possa essere in realtà un comune Ateles.
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