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sabato 1 gennaio 2011

Cigno nero - favola -

Cigno nero
Girasole era stanca di volare, lei, giovane cigno nero, era sempre stata considerata diversa dagli altri cigni: bianchi, fieri, altezzosi e incapaci di credere alla possibilità di conoscere verità superiori. Si era trovata quasi per caso in quello stagno e il ricordo più lontano risaliva a quando piccolissima e debole era riuscita a nascondersi tra le fronde di un cespuglio, lontano dai pericoli ed una superba mamma di altri piccoli cigni come lei, le indicò lo stagno come luogo tranquillo. Condivideva con tutti gli altri l'ora del bagno e il cibo ed in fondo erano gentili, ma era evidente che lei, cigno nero dovesse avere una diversa provenienza, così come diverso era il mondo che sentiva dentro. Non era per quello stagno, quel limite nel quale gli altri, i cigni bianchi, sembrava si sentissero a loro agio. In fondo per loro la vita era tutta racchiusa nelle abitudini: il cibo, il bagno, e la stagione degli amori, anche quest'ultima la rendeva triste, nessun cigno bianco, infatti, cercava le sue attenzioni. Era in volo dal giorno precedente, sola e senza nessuno che in fondo si preoccupasse della sua assenza, era stato più forte di lei, sentiva, infatti, che la grande saggia: la nonna di tutti i cigni bianchi che viveva nel parco da anni, si sbagliava, quando diceva che loro non erano migratori e che la vita migliore era quella che conducevano nel parco. Girasole lo sentiva dentro che non era così e che se lei era diversa, ci sarebbe stata una ragione, intendeva scoprirla piuttosto che fermarsi in quel luogo senza dar vita a quello che sentiva essere vero, i cigni bianchi comunque erano felici con quello che avevano e non cercavano altro, ma non era per lei quel vivere. Ora era stanca e doveva cercare un giaciglio e un po’ di cibo, prima che giungesse la notte, dall'alto vide un campo e una casa, forse lì poteva riposare, scese e si nascose all'interno di un cespuglio che sembrava adatto al suo riposo. Mangiò alcune foglie prima di scivolare in un sonno profondo. Fece un sogno; Un grande cigno nero volava in testa ad uno stormo e l'accoglieva nel gruppo dicendo: "Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa... la rotta non è dimenticata e non è mai tardi.”. Era un bel sogno, non la faceva sentire sola ma con la sicurezza di trovare altri cigni neri come lei. Al risveglio fu felice ed il pensiero che per la prima volta avesse sognato dei suoi simili la colmò di gioia malgrado la stanchezza e le titubanze per quel suo viaggio, chissà, forse la meta era vicina e comunque qualcosa le faceva comprendere che per lei tutto presto sarebbe cambiato, poteva ora ascoltare l'istinto che si svegliava come un orologio biologico pronto a compiere il proprio dovere, non solo, sentiva, infatti, che qualcuno l'avrebbe accolta, qualcuno non diverso da lei e quindi capace di comprenderla. Quel sogno le mise una nuova carica. Si guardò intorno e si mise all'ascolto dei suoni dell'ambiente, ad un tratto senti un gracidare sommesso, a poca distanza doveva esserci uno stagno, attraversò la breve distanza a passi misurati ponendo attenzione ad eventuali pericoli, era da tempo abituata a badare a se stessa, ma quello era un territorio sconosciuto, la prudenza era necessaria. Lo vide, piccolo e verde con un fare vivace che metteva allegria: " Ciao, arrivata oggi? Che carina che sei, ma ti sei persa? Non ti sei accorta dei tuoi compagni partiti due giorni fa? Dormivi? A fare tutte quelle domande era Greg: un ranocchio gonfio e verde con due occhietti vispi che fece sorridere Girasole. Lei raccontò di essere lì dalla sera precedente e chiese di che colore fossero i cigni che Greg aveva considerato suoi compagni." Oh bella! Ma come te! Perché di che colore sono i cigni dalle tue parti?" Lei sorrise ancora, era evidente che lui non conoscesse i cigni bianchi, rimase, infatti, stupito nell'apprenderne l'esistenza, un ranocchio sempre vissuto in quello stagno non poteva immaginare diversi pezzettini di mondo a lui sconosciuti. Dunque altri cigni neri erano in volo, chissà, forse anche loro verso " casa" come aveva compreso attraverso il suo sogno, ancora più forte sentì l'emozione dominarla insieme alla necessità di ascoltare il cuore che le avrebbe mostrato in che direzione volare. Restò poco presso quello stagno e dopo aver ringraziato (quel ranocchio era stato molto prezioso) e salutato calorosamente si mise in ascolto del vento e dei fremiti del suo cuore, presto sarebbe tornata a casa. Seguendo il cammino del sole giunse presso la riva di un lago, avrebbe dormito lì, era, infatti, molto stanca dopo ore d'interminabile volo, si accoccolò tra canne di bambù, mangiò un po’ e si addormentò. Era l'alba, quando aprì gli occhi, il chiarore l'avvolse, un nuovo giorno era pronto ad accoglierla con le braccia protese verso di lei, nuotò nel lago a lungo poi... si mise a correre sul pelo d'acqua e finalmente si staccò da lui... Lì in alto uno stormo messo in formazione a " V " era pronto per il viaggio, lei si avvicinò ad un giovane cigno che con occhi languidi le disse " Ti aspettavo, è ora di tornare a casa ". Ecco il suo sogno che si realizzava, sapeva ora che quello in cui aveva creduto era possibile: Davanti allo stormo, a guidarlo per il viaggio riconobbe il grande cigno nero che le sorrise e dentro di sé risuonarono le stesse parole " Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa... La rotta non è dimenticata e non è mai tardi" Ecco ora era pronta per il viaggio, stava tornando a casa, sorrise al giovane cigno e rispose " Sono pronta”.

Poetyca

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