La sacra Sindone
La Sindone (che significa: un tessuto di lino di buona qualità) è un telo di lino lungo 437 cm e largo 111cm. compresa una striscia cucita longitudinalmente larga circa 8 cm. Sul tessuto è impressa l'impronta frontale e dorsale di un uomo crocifisso, non si tratta di un dipinto e l’immagine sembra un negativo fotografico. Nei vangeli si dice che dopo la morte, il corpo di Gesù fu avvolto in un telo e gli fu posto un fazzoletto sulla testa. (velo di Manoppello)
Le prime documentazioni sicure riguardanti la Sindone risalgono al 1353, quando Geoffroy de Charny, valoroso generale francese profondamente religioso, collocò la Sindone nella chiesa che lui aveva fondata nel suo feudo di Lirey nella Champagne; non si sa come fosse venuto in possesso del telo. Nel 1453 la Sindone arrivò alla corte dei duchi di Savoia, che dal 1471 iniziarono i lavori per ristrutturare e ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, in previsione di una futura esposizione della Sindone. II 4 dicembre 1532 un incendio devastò la Sainte-Chapelle du Saint-Suaire e causò notevoli danni alla reliquia. Furono le Clarisse che nel 1534 ripararono il telo. Il 14 settembre 1578. Emanuele Filiberto trasferì la Sindone nella sede attuale, il Duomo di Torino.
L’immagine che è rimasta impressa sul tessuto mostra il corpo di un uomo che ha subito lesioni mortali. La morte è avvenuta certamente a causa delle torture subite e al supplizio della croce. Sono, infatti, visibili le ferite ai polsi e ai piedi causate dai chiodi. La ferita al costato è certamente letale. Sono presenti impronte lasciate da coaguli di sangue che è risultato di gruppo AB. Sul telo sono state trovate tracce di aloe, mirra e granuli di polline compatibili con una provenienza mediorientale della Sindone. Nel 1977 utilizzando un computer è stata ricavata un’immagine tridimensionale del volto dalla quale sono emersi particolari che fanno supporre che sugli occhi fossero state poste monete risalenti all’epoca di Cristo (era una pratica usuale in quel periodo) . Il risultato che più ha creato scalpore riguarda la datazione al carbonio, che fa risalire il tessuto a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Sono state sollevate obiezioni, riguardanti questo tipo di esami, le ricerche continuano.
La Sindone (che significa: un tessuto di lino di buona qualità) è un telo di lino lungo 437 cm e largo 111cm. compresa una striscia cucita longitudinalmente larga circa 8 cm. Sul tessuto è impressa l'impronta frontale e dorsale di un uomo crocifisso, non si tratta di un dipinto e l’immagine sembra un negativo fotografico. Nei vangeli si dice che dopo la morte, il corpo di Gesù fu avvolto in un telo e gli fu posto un fazzoletto sulla testa. (velo di Manoppello)
Le prime documentazioni sicure riguardanti la Sindone risalgono al 1353, quando Geoffroy de Charny, valoroso generale francese profondamente religioso, collocò la Sindone nella chiesa che lui aveva fondata nel suo feudo di Lirey nella Champagne; non si sa come fosse venuto in possesso del telo. Nel 1453 la Sindone arrivò alla corte dei duchi di Savoia, che dal 1471 iniziarono i lavori per ristrutturare e ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, in previsione di una futura esposizione della Sindone. II 4 dicembre 1532 un incendio devastò la Sainte-Chapelle du Saint-Suaire e causò notevoli danni alla reliquia. Furono le Clarisse che nel 1534 ripararono il telo. Il 14 settembre 1578. Emanuele Filiberto trasferì la Sindone nella sede attuale, il Duomo di Torino.
L’immagine che è rimasta impressa sul tessuto mostra il corpo di un uomo che ha subito lesioni mortali. La morte è avvenuta certamente a causa delle torture subite e al supplizio della croce. Sono, infatti, visibili le ferite ai polsi e ai piedi causate dai chiodi. La ferita al costato è certamente letale. Sono presenti impronte lasciate da coaguli di sangue che è risultato di gruppo AB. Sul telo sono state trovate tracce di aloe, mirra e granuli di polline compatibili con una provenienza mediorientale della Sindone. Nel 1977 utilizzando un computer è stata ricavata un’immagine tridimensionale del volto dalla quale sono emersi particolari che fanno supporre che sugli occhi fossero state poste monete risalenti all’epoca di Cristo (era una pratica usuale in quel periodo) . Il risultato che più ha creato scalpore riguarda la datazione al carbonio, che fa risalire il tessuto a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Sono state sollevate obiezioni, riguardanti questo tipo di esami, le ricerche continuano.
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