Un esperto di computer grafica Ray Downing, con il suo team, dopo aver riprodotto il volto di Abramo Lincoln, ha voluto ricostruire il volto dell’uomo della Sindone più famosa (non è l’unica) cioè quella conservata a Torino. Il lavoro durato diversi mesi, ha portato alla realizzazione di un modello tridimensionale dell’immagine impressa nella Sindone. Downing era partito dalla convinzione che la Sindone racchiudesse informazioni fondamentali per ricavare i dati utili alla ricostruzione, poiché non è un dipinto ma un archivio d’informazioni tridimensionali. Proprio considerando il sangue presente sulla Sindone e decifrando le informazioni di cui è impregnato il lenzuolo, il team dei ricercatori è arrivato alla realizzazione di alcune immagini.
L’uomo del sudario è stato sicuramente crocefisso, ha una ferita evidente su un polso e i piedi sono sovrapposti, c’è una ferita sul fianco. Il corpo presenta circa 120 segni di flagellazione inferti da un flagrum romano. C’è molto sangue in fronte, sulla barba, tra i capelli, attorno alla parte superiore e posteriore del cranio.
Il volto che hanno ricavato apparentemente non assomiglia a quello della Sindone, che avvolgeva il corpo e non era semplicemente appoggiata. La difficoltà e stata quella di trasformare un’immagine “piatta” in una a tre dimensioni. Nel documentario trasmesso in tv, io l’ho rivisto oggi su “La7” si vede che dopo aver realizzato il calco del volto, l’hanno scannerizzato e l’immagine ricavata si sovrappone perfettamente a quella della Sindone. Questa sarebbe la prova che i risultati ottenuti sono attendibili.
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