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giovedì 28 ottobre 2010

Niente frustate per Lubna Ahmed al-Hussein

La foto è quella inserita dalla giornalista nel suo space su Facebook.
Gli indumenti sono quelli che indossava al momento dell’arresto



Non sarà frustata Lubna Ahmed al-Hussein 

Era stata fermata il 3 luglio dalla polizia di Khartoum con l’accusa di aver indossato i pantaloni, abiti non consoni a una donna, all'interno di un locale pubblico. 
L'articolo 152 del codice penale sudanese prevede la pena di quaranta frustate e, in alternativa o in aggiunta, il pagamento di una multa per chiunque compia atti indecenti. La giornalista che scrive per il giornale Al Sahafa e lavora per la missione delle Nazioni Unite in Sudan, alla vigilia del processo aveva invitato 500 giornalisti e politici locali per assistere alla sua eventuale condanna alla fustigazione e aveva dichiarato: “Non ho paura di essere frustata, sono pronta a subire anche più di quaranta frustate purché tutti sappiano cosa succede a Khartoum”. 
Secondo quanto riferisce la tv satellitare "al-Arabiya" nel processo svolto ieri, al posto delle quaranta frustate previste dalla legge, Lubna Ahmed è stata condannata a pagare una multa pari a 209 dollari.
Mentre avveniva il processo a porte chiuse, molte donne, in maggioranza in pantaloni, si sono raccolte davanti alla Corte per manifestare il proprio appoggio alla giornalista. A loro si sono contrapposti decine di uomini in abiti tradizionali che, urlando slogan islamici, hanno accusato Lubna e le sue sostenitrici di essere delle prostitute.  “Non pagherò, vado in carcere”, ha detto la giornalista, subito dopo aver appreso la sentenza e le autorità di Khartoum l'hanno presa in parola: la donna è stata condotta in prigione, dove dovrà rimanere per un mese.
Leggo che dal 1991 a oggi almeno venti mila donne sarebbero state arrestate in conformità a questa legge.

***

8 SETT 2009
Moheddin Titawi, presidente dell'Unione dei giornalisti sudanesi ha pagato la multa e la giornalista è stata scarcerata. Tornata in libertà Lubna Ahmed ha dichiarato: Sono venuti pochi minuti fa in prigione e mi hanno detto che potevo andarmene. Non so il perché. Non sono felice. Avevo detto a tutti i miei amici e alla mia famiglia di non pagare la multa, ma sono stata liberata. Non sono felice anche perché ci sono più di 700 donne ancora in prigione che non hanno nessuno che paghi per loro

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