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martedì 26 ottobre 2010

Taoismo


Taoismo 

 Il Taoismo  si può far risalire, con una certa approsimazione, al periodo della dinastia Chou (1027-481 a.C.).
Si distingue per la notevole forza polemica, per lo spirito critico, per la sua posizione anticonformista; recupera l'antico patrimonio religioso del popolo cinese e lo interpreta come impegno totalizzante della persona, con esperienze mistiche, magiche, astrologiche, divinatorie che investono l'intero piano dell'essere, ma anche quando si organizza in "chiesa", non diventerà mai religione di stato.
Due furono i momenti storici dello sviluppo del taoismo.
Il primo, fra il settimo e il quinto secolo a.C., all'epoca della prodigiosa fioritura di scuole di pensiero in Cina, ed è rappresentato da tre grandi filosofi: Lao-Tzu, Chuang-Tzu, Lieh-Tzu .
Il secondo fu il taoismo religioso o popolare che apparve sotto la dinastia degli Han. Chang Chiao guidava le masse contadine affamate e desiderose di un ordine nuovo, ma ben presto i ribelli furono annientati dalla macchina statale che ristabilì l'ordine con feroci repressioni nelle quali morirono migliaia di contadini.
Verso il quinto secolo d.C., il taoismo pare consolidato come chiesa con le sue strutture gerarchiche opposte a quelle buddhiste e confuciane.
A capo della chiesa vi è il maestro celeste: T'ien-Shih, il "papa taoista"; le varie comunità sono presiedute da maestri e shih. Vi sono poi  i Signori (Chu-chih) e i Maestri dei talismani mentre i membri che non fanno parte della gerarchia costituiscono il "popolo taoista".
Tra i tanti imperatori cinesi (alcuni ostili, altri indifferenti e solo pochi favorevoli al taoismo) ricordiamo:
Li Shih- min: uno dei più grandi imperatori della Cina, che ampliò con la sua politica gli orizzonti culturali e religiosi del paese, sostenendo il taoismo nella sua diffusione.
 Kao- Tsung: visitò Poh-Chow (patria di Lao-tzu) e dispose che i funzionari alle cariche pubbliche studiassero il Tao Teh-ching.
 Lung-chi: subì l'influenza del misticismo taoista, ordinò il culto di stato per Lao-tzu  e fece erigere un'accademia per lo studio dei classici taoisti
 In questo periodo furono riconosciuti al confucianesimo e al taoismo uguali funzioni e diritti.
Più avanti nei secoli, il taoismo dovette subire il confronto con altre dottrine e, a seconda dell’imperatore regnante, fu approvato o messo al bando.
Fino al 1311 il taoismo fu rappresentato ufficialmente nell’amministrazione pubblica, dove si sviluppò al di fuori dell’ufficialità  come una delle forze più autenticamente cinesi e costituì l’unica vera alternativa spirituale, fino a giorni nostri, per chi intendeva inserirsi nella tradizione religiosa nazionale cinese.
Esiste una triade taoista, i Tre Puri: “Puro Giada”, “Puro Superiore”, “Puro Supremo”, che risiedono nei Tre Cieli, formatisi quando, l’etere cosmologico si frazionò.
Il primo (Giada) è il sovrano del Cielo.
Il secondo è il regolatore dell’alternanza cosmica yin-yang e del flusso del tempo.
Il terzo, che è lo stesso Lao-tzu, dimora nel terzo cielo e gli si deve culto per aver predicato agli uomini la dottrina salvifica.
Attorno a questa triade si sviluppa una vivace attività cultuale. Si ignora però il sacrificio e il culto si fonda sulla pratica ascetica e sugli inni di glorificazione del tao. Vi sono varie liturgie destinate  ad esprimere il ringraziamento o la richiesta fiduciosa al tao, e tutte presentano molti elementi di magia:
vi è la liturgia della pioggia e quella dell’acqua, la liturgia del fuoco, quella del Signore del Cielo e quella del Nuovo Anno.
Tali liturgie erano delle vere e proprie feste religiose perché spesso precedute da digiuni e da isolamento per ottenere la remissione dei peccati,ed erano presiedute dai bonzi,i quali raccoglievano le offerte dei fedeli.Dopo la recita della preghiera si procedeva all’offerta di un piatto al Dio del Cielo. Per ogni cibo si rinnovava la cerimonia (preghiere, canti, musica, lettura dei nomi degli offerenti per la benedizione divina) che durava fino a sera.
La pratica ascetica sviluppò le comunità monastiche maschili e femminili. Dopo un rituale di iniziazione, il novizio accettava i voti e le regole disciplinari, vivendo secondo norme di astinenza e di digiuno, di segregazione e di purezza. Il monaco ha per scopo di raggiungere l’immortalità, ma svolge anche attività che stanno tra il sacro e il profano: evocatore sciamanico degli spiriti dei defunti, medico, mago, astrologo, indovino……

Tutte le tecniche praticate:

la reintegrazione (morte – risurrezione mistiche),
l’estasi (conoscenza nuova che sottrae alla morte e al dolore), l’ascetismo (annullamento della personalità per un tempo più o meno lungo),
la pratica sessuale (la tecnica erotica taoista a carattere sacralizzante e cosmico: è un rito che appartiene alla più antica civiltà cinese),
mirano a fare di un uomo comune un “Uomo Realizzato” , un Immortale, o un Santo, uno che ottiene la “Lunga Vita” poiché “niente ha presa sul corpo quando lo spirito non è turbato. Niente può nuocere al saggio, avvolto nell’integrità della sua natura, protetto dalla libertà del suo spirito” (Lieh-tzu,II). 

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