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sabato 18 dicembre 2010

Mosuo Cina


I Mosuo
Sono una delle tante minoranze nazionali che vivono entro i confini della Repubblica Popolare Cinese, sono circa trentamila, sparsi in una cinquantina di villaggi sui primi contrafforti del Tibet, a 2.000 metri d'altitudine, tra lo Yunnan e il Sichuan.
Fino agli anni Sessanta la loro civiltà era fondata sul matriarcato, vivevano l’amore libero senza regole imposte, non conoscevano il matrimonio e le parole “marito” o “padre” non erano nemmeno contemplate dal loro vocabolario, i maschi conviventi fissi erano zii, fratelli e figli.
Quando le Guardie Rosse giunsero in quelle regioni, costrinsero al matrimonio monogamico i Mosuo e le obiezioni sia degli uomini sia delle donne furono respinte. Le visite notturne che uomini e donne si scambiavano “legittimamente”, furono proibite. Pare che oggi i Mosuo stiano tornando alle vecchie abitudini. Nelle comunità la linea ereditaria è esclusivamente femminile. I figli appartengono solo alla madre e dopo il matrimonio, gli sposi continuano a vivere nella famiglia d'origine.
La città vecchia è un labirinto di strade in ciottolato, stretti canali e pittoresche case di legno ed è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità. La zona è abitata almeno dal 111 a.C. La cultura Mosuo non conosce la scrittura, i canti sacri e i mantra si trasmettono oralmente di generazione in generazione, di sciamano in sciamano.
All'inizio degli anni Ottanta, quando in Cina si erano placati i furori della rivoluzione culturale, un cinese acculturato d'origine Mosuo, si prese la briga di trascrivere nella lingua nazionale, per un totale di sessanta ore di recitazione, i canti tradizionali del suo popolo che alcuni vecchi lama e sciamani ricordavano.

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