Crocefisso di Cimabue - chiesa San Domenico ad Arezzo
Crocefisso nelle scuole
Nel 2001 Massimo Albertin, con la moglie Soile Lautsi una cittadina italiana di origine finlandese, rifacendosi a una sentenza del 2000 con cui la Cassazione ordinava di rimuovere il simbolo religioso dai seggi elettorali, contestarono la presenza del crocefisso in una scuola pubblica di Abano Terme frequentata dai loro figli di 11 e 13 anni. I coniugi affermarono che era un attentato alla libertà di coscienza e al diritto di ognuno a ricevere un'istruzione conforme alle proprie convinzioni. Nel maggio del 2002 la scuola decise di lasciare il crocefisso nelle aule e il ministero dell’Istruzione trasformò la disposizione in una sua direttiva. Due mesi più tardi la coppia si rivolse al Tar del Veneto. Nel marzo del 2005 il Tar stabilì che il crocefisso è un simbolo della storia, della cultura e dell’identità italiana e respinse il ricorso e i coniugi decisero di rivolgersi alla Corte Europea. Ora la Corte di Strasburgo si è pronunciata sul ricorso e con quindici voti favorevoli e due contrari è stata accettata la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Delusissimi i coniugi che hanno affermato: “Se i simboli non valgono nulla, allora si potrebbero mettere nelle aule svastiche o falce e martello".
Nel 2001 Massimo Albertin, con la moglie Soile Lautsi una cittadina italiana di origine finlandese, rifacendosi a una sentenza del 2000 con cui la Cassazione ordinava di rimuovere il simbolo religioso dai seggi elettorali, contestarono la presenza del crocefisso in una scuola pubblica di Abano Terme frequentata dai loro figli di 11 e 13 anni. I coniugi affermarono che era un attentato alla libertà di coscienza e al diritto di ognuno a ricevere un'istruzione conforme alle proprie convinzioni. Nel maggio del 2002 la scuola decise di lasciare il crocefisso nelle aule e il ministero dell’Istruzione trasformò la disposizione in una sua direttiva. Due mesi più tardi la coppia si rivolse al Tar del Veneto. Nel marzo del 2005 il Tar stabilì che il crocefisso è un simbolo della storia, della cultura e dell’identità italiana e respinse il ricorso e i coniugi decisero di rivolgersi alla Corte Europea. Ora la Corte di Strasburgo si è pronunciata sul ricorso e con quindici voti favorevoli e due contrari è stata accettata la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche. Delusissimi i coniugi che hanno affermato: “Se i simboli non valgono nulla, allora si potrebbero mettere nelle aule svastiche o falce e martello".
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