Mata e Grifone
Ogni anno il 13 e 14 agosto, in occasione della festa della Madonna della Lettera (patrona di Messina), si festeggiano i due giganti, Mata e Grifone.
Mata e Grifone sono due grosse statue equestri lignee, cave all'interno, che nel corso dei secoli, sono state identificate con varie figure mitologiche. Le due statue alte oltre otto metri hanno ricevuto vari restauri, Mata fu rifatta per intero, dopo essere stata irrimediabilmente danneggiata dal sisma del 1783, poi ci furono interventi dopo il terremoto del 1908 e in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale; l'ultimo restauro è del 1986.
L'attuale posizione, a cavallo, risale al 1723, solo negli anni '50 le zampe dei cavalli furono completate e i due giganti furono montati su carrelli con ruote per essere trainati più facilmente.
Una delle leggende legata ai due personaggi, narra che negli anni tra il 964 e il 970, un gigante moro di nome Hassas Ibn-Hammar, sbarcò a Messina e mentre saccheggiava la città vide la bella Marta figlia di re Cosimo II da Casteluccio. Il saraceno se ne innamorò e la chiese in sposa ma ottenne un rifiuto. I genitori preoccupati, nascosero Marta ma Hassas la trovò e per convincerla a sposarlo si convertì al cristianesimo e cambiò il suo nome da Hassas in Grifone. La conversione del saraceno fece colpo su Marta che accettò le nozze. Dall'unione nacquero numerosi figli, dai quali discendono i messinesi.
Nella realtà è molto probabile che l'origine delle statue sia da collocarsi in un momento di grande rivalità tra Messina e Palermo, che si contendevano il ruolo di capitale della Sicilia.
Nel 1547 in contrada Maredolce, a Palermo furono rinvenute delle ossa gigantesche*. Questo ritrovamento fece asserire ai Palermitani che la loro città era stata fondata da "Giganti", quindi in epoca assai remota, e ciò le conferiva un maggior prestigio rispetto alla città di Messina.
Forse fu per reazione a queste pretese che il Senato di Messina ordinò la costruzione delle due statue. La realizzazione è attribuita al fiorentino Martino Montanini, allievo del Montorsoli che in città eseguì anche le splendide fontane di Orione e del Nettuno.
* I crani fossili rinvenuti nelle grotte costiere siciliane erano piccoli per gli elefanti normali, risultavano comunque enormi per gli uomini. Solo nella prima metà del 1800 sono stati rinvenuti scheletri completi e ora sappiamo che quei resti fossili, erano di cervi, ippopotami ed elefanti nani. Le ossa di Elephas falconeri che non raggiungeva il metro di altezza hanno mezzo milione di anni, mentre quelle di Elephas mnaidriensis che era alto 150-180 centimetri sono vecchie di duecentomila anni. Tutti questi animali vissuti nelle maggiori isole mediterranee quali Sardegna, Malta e Cipro, si estinsero durante l'ultima glaciazione. Al di fuori del Mediterraneo, resti di elefanti nani sono stati rinvenuti anche a Flores, Sulawesi, Timor ed altre piccole isole della Sonda.
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