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sabato 29 giugno 2013

La leggenda del lago Gerundo e del drago Tarantasio


La leggenda del lago Gerundo e del drago Tarantasio
Secondo le leggende popolari, il lago Gerundo chiamato anche mare per la sua vastità, pare si trovasse  fra i bacini dei fiumi Adda, Oglio e Serio; comprendeva il territorio fra Lodi, Piacenza, Cremona e Bergamo e aveva una grande isola centrale (insula Fulcheria). Le testimonianze scritte accennano semplicemente ad una zona lacustre insana. Alcuni accenni al lago Gerundo li troviamo già nelle opere di Plinio il Vecchio (23 d.C. - 73 d.C.), mentre la tradizione orale è ricca di racconti. Alcune ricerche geologiche rendono l’esistenza di questo lago più che possibile. La zona indicata è caratterizzata da una base ghiaiosa coperta di terra e potrebbe indicare la presenza di un lago prosciugato prima del Medioevo grazie alle ripetute bonifiche e canalizzazioni. All'inizio del XIV secolo i tre fiumi esondarono e allagarono nuovamente le zone che erano state prosciugate.
Dalle acque del Mar Gerundo uscì un drago che chiamarono Taranta o Tarantasio. Il mostro terrorizzava gli abitanti,  il suo fiato ammorbava l'aria e causava una malattia chiamata febbre gialla. Si riteneva che il mostro distruggesse le barche e divorasse i bambini. La leggenda dice che San Cristoforo fece un miracolo, sconfisse il drago, le acque si ritirarono e nella palude prosciugata, fu trovata una “costola colossale” che il popolo ritenne essere parte del Drago. Ancora oggi nella sacrestia della chiesa parrocchiale di San Bassiano è custodita la famosa costola, che però pare sia di un bisonte o di un fossile. A testimonianza dell’evento resta il nome di una frazione di Cassano d'Adda denominata Taranta. 
Secondo un’altra leggenda fu il capostipite dei Visconti che uccise il drago e poi adottò come simbolo del casato il biscione con il bambino in bocca. 
La leggenda del drago del Lago Gerundo fu fonte di ispirazione per lo scultore Luigi Broggini che pensando a Tarantasio ideò l'immagine del cane a sei zampe, marchio simbolo dell'Eni.



17 commenti:

  1. carine come leggende!
    PS
    attendiamo gli esiti...si vociferano tante cose...
    lu

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    1. Avevo letto anche io. Ciao LU buone vacanze.
      Un abbraccio
      enrico

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  2. Ciao Enrico anche questa non la sapevo,
    e adesso la so grazie,
    buon fine settimana

    Tiziano.

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  3. Ciao Enrico, mi sono sempre chiesta come nascano le leggende, penso derivino da storie a cui non si riesce dare una spiegazione, e poi si tramandano di generazione in generazione... comunque mi affascinano molto.
    Buon w.e. Enrico, un abbraccio

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    1. Penso che la tua sia la teoria più attendibile, si parte magari da un fatto reale ed insolito e poi con il tempo lo si arricchisce di particolari fantasiosi. Alcune leggende intrigano anche me.
      Buone vacanze Betty
      enrico

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  4. E chi saprà mai la verità?

    Buona domenica con un abbraccio.

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  5. Diverse interpretazioni per una bella leggenda...

    Buon week-end!

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  6. Questa proprio non la sapevo, che il simbolo dell'ENI derivasse da una leggenda. Grazie Enrico per avermi appreso qualcosa di nuovo. Per la leggenda in sè stessa ti posso dire che mi è sempre piaciuto apprenderne e quindi spero che continuerai, ogni tanto, a pubblicarne una. Buonanotte.

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    1. I miasmi di quella zona un tempo semipaludosa che l'ENI ha trivellato poiché avevano trovato del gas, forse anticamente avevano fatto credere che la puzza fosse causata da un drago che aveva digerito male :-)
      Buone vacanze Elio
      enrico

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  7. ciao
    qua a Cremona c'è una via che si chiama Lago gerundio....probabilmente deriva da questo lago.

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    1. È molto probabile ed è una conferma alla leggenda.
      Buone vacanze Roby
      Un abbraccio enrico

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  8. Le leggende sono sempre belle...anche quando utilizzate per fini commerciali.

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  9. MI SCUSO SE NON HO RISPOSTO SUBITO AI VOSTRI COMMENTI MA SI STÀ MEGLIO FUORI CHE DAVANTI AD UN PC. :-)
    BUONE VACANZE
    ENRICO

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