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sabato 16 ottobre 2010

Il ragazzo venuto dal nulla


Il ragazzo venuto dal nulla 
Kaspar Hauser: mistificazione o mistero?
 Norimberga, 26 maggio 1828, un curioso personaggio si aggira spaurito per le vie della cittadina tedesca. È un ragazzo di circa diciassette anni, indossa abiti di foggia elegante, ma sporchi e consunti, calza un paio di scarpe lacere, ha i piedi piagati, un aspetto dimesso e si trascina a stento. Il suo sguardo è incuriosito, affascinato, forse anche intimorito, la sua bocca è spalancata e il respiro affannato. Un bottegaio nota il giovanotto che cammina con un andatura incerta e che sembra non reggersi più in piedi. 
Mosso da compassione l’uomo lo accoglie nella sua bottega e gli chiede chi sia, ma inutilmente. Il suo ospite in apparenza non è in grado di esprimersi a parole e si limita a frugare nella propria giacca logora, ne estrae una lettera indirizzata ad un ufficiale di cavalleria che viene prontamente mandato a chiamare. Al suo arrivo la missiva viene aperta: pochi cenni sul fatto che il ragazzo è orfano di un soldato e un appello a occuparsi di lui facendolo entrare nel corpo dei cavalleggeri: nessuna firma, nessun indizio su chi l’abbia scritta. L’assurda richiesta non può ovviamente essere esaudita, così il ragazzo viene affidato al distretto di polizia che provvede temporaneamente al suo mantenimento. 
Chi ha modo di stargli vicino capisce che non si tratta di un semplice trovatello.  Alcuni suoi atteggiamenti sono davvero strani: a ogni domanda risponde sempre "non so", oppure borbotta qualcosa a proposito di "diventare cavaliere come suo padre", niente di più. Non conosce altre parole e non sa leggere né scrivere, con una sola eccezione però, quando gli si chiede il suo nome, prende una penna e con tratto deciso e sicuro verga pochi comprensibili caratteri: "Kaspar Hauser". È dunque quello il suo vero nome? Rifiuta decisamente di nutrirsi di cibi cotti, il solo odore gli provoca violenti attacchi di nausea e rifiuta anche di bere bevande diverse dalla semplice acqua. L’unica cosa che gradisce veramente è il pane. Sembra avere poca familiarità con gli oggetti che lo circondano, anche i più banali come gli orologi, dai quali è affascinato e che sembra considerare come esseri animati. Ha così inizio la strana vicenda del più famoso dei trovatelli, una storia curiosa, a tratti inquietante, un mistero mai risolto .
Durante il suo affidamento nelle mani della polizia, Kaspar, pur non essendo affatto considerato un criminale, venne tenuto in una cella. Era l’unico posto in cui vi era lo spazio sufficiente per accudirlo e sfamarlo. In questo luogo il ragazzo non mostrò assolutamente di sentirsi a disagio. Stava seduto per ore, senza muoversi, in modo rigido e preferiva  l’oscurità alla luce. Fu esaminato da un medico il quale riscontrò le sue buone condizioni di salute generale. Era robusto, sano e il colorito della pelle era roseo. Tuttavia le piante dei piedi erano coperte di tagli e piaghe che gli creavano grande dolore e aveva una curiosa malformazione alle ginocchia: quando era seduto su un terreno piano, infatti, Kaspar non riusciva a tenere le gambe distese, evidentemente aveva passato rannicchiato la maggior parte della sua vita. Un medico nominato dal tribunale affermò che il ragazzo non era pazzo né ritardato, ma che sembrava gli fosse stato impedito di conseguire qualsiasi sviluppo personale o sociale. Nel frattempo si era sparsa la voce del suo arrivo in città e tutta Norimberga era incuriosita dal nuovo venuto. Il ragazzo viveva nella sua cella e giocava costantemente con un cavallino di legno che un ufficiale gli aveva regalato. Faceva un po’ di confusione nel distinguere le creature animate da quelle inanimate (tanto che dava da mangiare anche al cavallo giocattolo), ma per il resto sembrava che si stesse adattando al nuovo ambiente. Cominciò un periodo di rapido 
apprendimento. Dopo sei settimane Kaspar Hauser era già in grado di parlare, leggere e scrivere come qualsiasi altro ragazzo della sua età. Anche l’imbarazzo nei confronti degli oggetti più comuni cessò e il 7 luglio 1828 scrisse addirittura una relazione nella quale descriveva come meglio poteva la sua vita passata. Da quella versione non si scostò mai più per tutta la sua vita.  
Kaspar affermava di essere stato sempre tenuto prigioniero (fin dall’infanzia) in una cella buia e talmente angusta da non poter nemmeno rizzarsi in piedi. La sua vita l’aveva trascorsa interamente in quel luogo dormendo su un letto di paglia e nutrendosi con una brocca d’acqua e una pagnotta che immancabilmente trovava al risveglio. Qualche volta l’acqua aveva un sapore strano e una volta bevutala cadeva in uno stato di torpore. Al risveglio si ritrovava lavato, pulito, con i capelli tagliati e le coperte cambiate. Non aveva mai conosciuto un essere umano e ad allietare quella vita monotona e assurda c’erano solo due cavallini giocattolo. Un giorno un uomo entrò nella cella e gli insegnò pazientemente a scrivere con la penna le parole "Kaspar Hauser", e a pronunciare qualche parola (quelle poche parole che pronunciò il giorno del suo ritrovamento). Tempo dopo, è utile ricordare che nelle condizioni in cui Kaspar affermava di essersi trovato la nozione del tempo non poteva certo essere precisa, venne nuovamente addormentato, al risveglio si ritrovò all’aria aperta, in preda a un comprensibile shock emotivo. L’uomo misterioso, che Kaspar definiva "grande e forte", lo condusse nei pressi di Norimberga e lo abbandonò... Il memoriale del trovatello ebbe grande eco in tutta Europa e Kaspar divenne una celebrità. La polizia tentò di rintracciare il nascondiglio in cui il ragazzo era stato tenuto ma i risultati delle ricerche furono deludenti. Kaspar era forse il figlio illegittimo di qualche nobile, tenuto segregato per tutti quegli anni nel timore di uno scandalo? Nessuna ipotesi fu mai confermata e il mistero rimase.
La polizia di Norimberga decise allora di mettere Kaspar in libertà affidandolo alle cure a all’educazione di un rinomato insegnante il professor Georg Friedrich Daumer, che lo seguì ed istruì facendogli compiere grandi progressi. Daumer aiutò anche Kaspar a scrivere la propria autobiografia, pubblicata nell’agosto del 1829. Il 7 ottobre dello stesso anno, però, si verificò un fatto che suscitò scalpore: il trovatello di Norimberga fu trovato svenuto sul pavimento della cantina del professor Daumer con la fronte sanguinante. Hauser affermò di essere stato spinto da uno sconosciuto che voleva ucciderlo. La ferita sulla fronte era leggera e qualcuno sospettò che lo stesso Kaspar potesse essersela procurata, per attirare ancor più l’attenzione sul suo strano caso; la sua autobiografia infatti era stata accolta tiepidamente perché ormai l’interesse nei suoi confronti si stava stemperando col passare del tempo. Alcuni  pensarono che Kaspar Hauser fosse in realtà un impostore e che l’incidente della cantina fosse stato una montatura. Ma ci fu anche chi sosteneva che in realtà si era trattato di un tentativo di omicidio perpetrato dalle stesse persone che lo avevano tenuto segregato per tanto tempo. Una parte dell’opinione pubblica cominciò a chiedersi se valeva la pena di mantenere a spese della comunità il ragazzo. Il problema fu risolto grazie all’intervento di un nobile inglese, Lord Stanhope, che nel 1831 prese sotto tutela Kaspar Hauser, viaggiando con lui nelle diverse corti d’Europa e occupandosi anche del completamento della sua educazione. Nel 1833 trasferì il ragazzo nella cittadina di Ansbach dove egli ricominciò a studiare sotto la guida di un insegnante del posto, il dottor Meyer. Poi l’interessamento di Lord Stanhope cominciò a scemare e Kaspar Hauser divenne sempre più introverso. Il 17 dicembre 1833 il ragazzo venuto dal nulla morì per le ferite riportate al fegato e ai polmoni in seguito a un attentato, subito tre giorni prima, durante il quale fu pugnalato ripetutamente da uno sconosciuto che lo aveva attirato con un inganno nel parco cittadino di Ansbach. Prima di morire disse che un uomo alto con le basette scure e una giacca nera gli aveva promesso che se si fosse recato nel parco gli avrebbe dato notizie di sua madre. Kaspar era andato all'appuntamento e qui un tipo misterioso gli aveva consegnato una borsa, mentre la stava aprendo era stato pugnalato. La polizia trovò in effetti nel luogo indicato da Kaspar una borsa contenente un curioso biglietto il cui unico scopo sembrava essere quello di infittire il mistero. Innanzitutto il biglietto era scritto in modo tale che per leggerlo era necessario metterlo davanti a uno specchio; ma la cosa più strana era il messaggio che conteneva e che era in apparenza privo di senso: "Hauser potrà dirvi qual è il mio aspetto, da dove vengo e chi sono. Per risparmiargli il compito ve lo dirò io stesso. Io sono di ... sulla frontiera bavarese ... sul fiume ... il mio nome è MLO". La polizia era convinta che Kaspar si fosse provocato le ferite da sé e che solo accidentalmente queste si fossero rivelate letali, ma Hauser fino all’ultimo sostenne di non aver simulato nulla.
Chi era Kaspar Hauser? Un mistificatore? Un uomo il cui unico scopo era quello di ottenere l’attenzione della gente e delle persone importanti? Molti studiosi sono in effetti scettici e vi sono alcune incongruenze e contraddizioni nella vicenda del trovatello di Norimberga: il ragazzo affermava di essere stato sempre nutrito a pane e acqua, ma il colorito della sua pelle al momento della sua comparsa era stato definito roseo, il ché in non sarebbe stato possibile con una dieta prolungata così povera di sostanze nutritive. Inoltre se realmente non avesse potuto rizzarsi in piedi durante tutti gli anni passati nella piccola cella, molto probabilmente sarebbe alla fine stato completamente incapace di camminare. Gli scettici fanno poi notare che la facilità con cui imparò a scrivere sarebbe stata straordinaria solo nel caso di una effettiva privazione come quella che Hauser affermava di aver subito, ma non sarebbe poi così eccezionale se ci si fosse trovati di fronte a un normale analfabeta.
 Kaspar Hauser avrebbe mentito per accentrare su di sé l’attenzione?  Rimangono però i tagli ai piedi, l’effettiva deformità delle ginocchia e la sua tragica fine ad alimentare un’altra ipotesi, quella della cospirazione che affascina ancora oggi i molti biografi di questo personaggio. Forse Kaspar fu veramente una persona scomoda segregata per coprire qualche scandalo negli ambienti nobiliari. Ma allora perché non fu ucciso subito? Perchè fu liberato dopo tutti quegli anni? Forse i suoi misteriosi carcerieri non si aspettavano i rapidi progressi della sua psiche e  il repentino inserimento nella società di colui che pensavano di aver trasformato in un povero demente. Hauser avrebbe potuto ricordare altri particolari della sua vita passata e minacciare così chi per tanto tempo lo aveva tenuto segregato?  Nel periodo nel quale visse sotto la tutela di Stanhope, il suo tutore, l’avvocato bavarese Anselm von Feuerbach, divenuto suo amico, aveva cominciato a svolgere ricerche sul nome di Hauser. Poco tempo dopo von Feuerbach era morto in circostanze misteriose. Aveva scoperto qualcosa? Qualcuno ipotizzò che uno dei cospiratori fu lo stesso Lord Stanhope che avrebbe avuto il compito di portare Hauser lontano da Norimberga e da  chi lo conosceva, per consentire ai suoi assassini di agire con più facilità. Complici furono anche, secondo alcuni, il professor Meyer e l’ufficiale di polizia incaricato di investigare sulla morte di Hauser. Quest'ultimi cercarono fino alla sua morte di screditare Kaspar, ma Hauser non cedette ed ancora oggi la sua storia rimane avvolta nel mistero.

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