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venerdì 29 ottobre 2010

l cane Levriero santo - San Guinefort

San Guinefort. Il cane Levriero santo

Il frate domenicano Etienne de Bourbon nel suo trattato sui sette doni dello Spirito Santo che risale alla metà del XIII secolo scrive la storia di San Guinefort un santo un po’ particolare. 
La storia che riporto com’è pubblicata, è la seguente:

“ (………) nella diocesi di Lione dove, predicando io contro i sortilegi e ascoltando le confessioni, numerose donne mi confessarono di aver condotto i propri figli a San Guinefort. E, poiché credevo trattarsi di qualche santo, inquisii e venni infine a sapere che si trattava di un cane levriero, ucciso nella seguente maniera. Nella diocesi di Lione, presso il villaggio delle monache chiamato Noville, sulla terra del signore di Villars, si trovava un tempo un castello il cui signore ebbe dalla propria sposa un figlio. Un giorno, mentre il signore e la dama erano usciti di casa, e egualmente aveva fatto la nutrice lasciando solo il bambino nella culla, un enorme serpente entrò in casa e si diresse verso la culla del bambino; a tal vista, il levriero, che era rimasto là accanto, inseguendo il serpente e aggredendolo sotto la culla, la rovesciò e coprì di morsi il serpente che si difendeva e morsicava a sua volta il cane; il cane finì per ucciderlo e lo scagliò lontano dalla culla. La culla e il muso del cane rimasero tutti macchiati dal sangue del serpente, e, ridotto a mal partito, il cane rimase in piedi accanto alla culla. Quando la nutrice rientrò credette, a tal vista, che il bambino fosse stato divorato dal cane e lanciò un fortissimo urlo di dolore; avendolo udito, la madre del bambino accorse a sua volta, vide e credette la stessa cosa, e anch’essa gridò. Analogamente, sopraggiunto anche il cavaliere, credette la stessa cosa e, estratta la spada, uccise il cane. Allora, avvicinatosi al bambino, lo trovarono sano e salvo e dolcemente addormentato. Cercando di capire, scoprirono il serpente sbranato e ucciso a morsi dal cane. Si resero allora conto di quale era la verità dell’accaduto e, dolendosi di aver ucciso sì ingiustamente un cane che si era loro rivelato a tal punto utile, lo gettarono in un pozzo sito davanti la porta del castello, gli gettarono sopra un grandissimo mucchio di pietre e piantarono accanto alberi in memoria di questo fatto. Ora, il castello fu distrutto per volontà divina e la terra, ritornata allo stato deserto, abbandonata dall’abitante. Ma i contadini, avendo udito parlare del nobile comportamento del cane e sentito dire come fosse stato ucciso, presero a visitare il luogo, a rendere onore al cane come a un martire, a pregarlo per le loro infermità e bisogni, e molti rimasero così vittime delle seduzioni e delle illusioni del diavolo che, servendosi di ciò, induceva gli uomini in errore. (………. ) Noi ci siamo recati in quel luogo, abbiamo convocato il popolo di questa terra e abbiamo predicato contro tutto ciò che è stato qui detto. Abbiamo fatto esumare il cane e tagliare il bosco sacro e lo abbiamo fatto bruciare, assieme allo scheletro del cane. E ho fatto affiggere dai signori di quella terra un editto che prevedeva il sequestro ed il riscatto dei beni di coloro che d’ora innanzi si fossero recati in quel luogo per questo motivo. “

Nonostante tutti i divieti per secoli il luogo fu la meta dei pellegrinaggi di coloro che venivano a portare ex voto e a ringraziare il “santo cane” che proteggeva i bambini. Il culto di San Guinefort che con il passare del tempo era diventato una persona (Teologicamente i cani non possono essere santi) fu abolito definitivamente dalla chiesa cattolica negli anni Trenta.

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