Paolo e Francesca sono realmente esistiti e la loro passione, finita in tragedia, grazie a Dante, è entrata nel mito. La vicenda s'intreccia con la storia di Rimini e dei suoi signori, i Malatesta, famiglia alla quale apparteneva Paolo e di cui Francesca entrò a far parte grazie al matrimonio con il fratello di questi, Giovanni lo zoppo detto Gianciotto.
Verso la fine del milleduecento, a Francesca è detto che sposerà il primogenito di una potente casa. Alla giovane non resta altro che obbedire e lo fa di buon grado, quando vede Paolo il Bello, giunto a Ravenna per sposare la giovane con mandato di procura da parte del fratello e fatto credere, dal padre di lei, il suo futuro sposo. Francesca cade nell'inganno, sposa Giovanni credendolo Paolo e si accorgerà del fatale errore solo il giorno del suo arrivo nella dimora riminese dei Malatesta. A Francesca non resta altro che adeguarsi alla nuova situazione e continuare a sognare il suo bel Paolo ma "Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende" anche lui s'innamora della cognata e cerca di avvicinarsi a lei per farsi perdonare di averla ingannata. Paolo e Francesca, giovani e belli, sono trasportati da impetuosa passione l'uno tra le braccia dell'altro. Gianciotto, valoroso conquistatore, abile politico, Podestà di varie città, è in quegli anni spesso lontano da Rimini e la sua assenza favorisce la relazione tra i due, è un servitore che si accorge della tresca e avvisa Gianciotto che tornato a Rimini di nascosto li coglie sul fatto. Accecato dal furore, li uccide all'istante pugnalandoli. La data esatta è sconosciuta, ma si suppone che il delitto avvenne tra la fine del 1283 e il 1285, probabilmente nell'antica residenza riminese del Gattolo, dove più tardi fu costruito Castel Sismondo. Nel 1581 nella Chiesa di S. Agostino di Rimini, furono ritrovati in un'arca di marmo i corpi di Paolo e Francesca. Sepolti assieme, uniti dalla stessa ferita che li trafisse, i due sventurati amanti giacevano abbracciati in splendide vesti di seta. Uniti nella morte come mai lo erano potuti essere in vita.
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