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venerdì 15 ottobre 2010

Eremo dei santi Cosma e Damiano




Eremo dei santi Cosma e Damiano
 Su di un colle, nelle vicinanze di Isernia, si eleva l’Eremo dei santi Cosma e Damiano dalla caratteristica forma a tamburo (XI secolo), realizzato su di un luogo che nell’antichità ospitava riti priapei.
E' storicamente accertato che il tempio era già noto nel 1130, ma certamente preesisteva. L'edificio ha subito nei secoli lavori di ricostruzione per poter recepire la sempre crescente affluenza di visitatori.
Il 30 dicembre 1781, sir W. Hamilton, ministro di S. M. Britannica alla corte di Napoli, indirizzava a sir Joseph Banks, baronetto, presidente della Società Reale, una lettera in cui affermava di aver scoperto che poco lontano dalla provincia era ancora reso una sorte di culto a Priapo seppure sotto nuova denominazione: San Cosma.
In realtà non si sa se i riti avevano la valenza che Hamilton volle attribuirgli. Giambattista Masciotta, infatti, giustamente affermò che nell'atteggiamento dell'inglese "vi era della esagerazione”, poiché il culto per S. Cosma era un fatto "in sé‚ spiegabilissimo". Gli ex voto a forma fallica, infatti, erano offerti con la stessa devozione di quelli modellati a forma di altre parti del corpo: braccia, gambe, occhi, ecc. Fu Hamilton che dette un’interpretazione distorta e limitativa della religiosità popolare che ogni anno, a Isernia, i fedeli del Molise e delle regioni vicine esprimevano verso i due Santi Medici Cosma e Damiano.

Uno stralcio della lettera: 
"In Isernia Città Sannitica, oggi della provincia del Contado di Molise, ogni anno il 27 Sett. vi è una Fiera delle classi delle perdonanze, così dette negl’Abruzzi li gran mercati, e fiere non di lista. Questa fiera si fa sopra di una collinetta dove nella parte più elevata vi è un’antica Chiesa con un vestibolo. 
La chiesa è dedicata ai Santi Cosma e Damiano.
"Nella fiera e in città vi sono molti divoti, che vendono membri virili di cera di diverse forme, e di tutte le grandezze, fino ad un palmo; e mischiate vi sono ancora gambe, braccia, e faccie ma poche sono queste.
Quei che li vendono, tengono un cesto, e un piatto; li membri sono nel cesto, e il piatto serve per raccogliere il danaro d’elemosina. gridano S. Cosma e Damiano. 
Chi è sprattico domanda, quanto un vale? Rispondono più ci metti e più meriti. 
Avanti la Chiesa nel vestibolo del tempio ci sono due Tavole, ciascuna con sedia dove presiede un canonico, e suol essere uno il Primicerio, e l’altro l’Arci-prete; grida uno: Qui si ricevono messe e litanie; l’altro, Qui si ricevono voti; sopra la tavola in ognuna vi è un bacile, che serve per raccogliere gli membri di cera, che mai si presentano soli, ma con danaro, come si è pratticato sempre in tutte le presentazioni di membri, ad eccezione di quella dell’Isola degli Ottaiti. 
Questa divozione è tutta delle Donne, e sono pochissimi quelli, o quelle, che presentano gambe, e braccia, mentre tutta la gran festa s’aggira a profitto dei membri della generazione. Io ho inteso dire ad una donna: San Cosma benedetto, così lo voglio. Altre dicevano:San Cosma a te mi raccomando; altre: San Cosma ringrazio; e questo e quello osservai, e si prattica nel vestibolo, baciando ogn’una il voto che presenta.
"Dentro la Chiesa nell’altar maggiore un canonico fa le sante unzioni con l’olio di San Cosma. La ricetta di quell’olio è la stessa del Rituale Romano, con l’aggiunta dell’orazione dei S.S. martiri, Cosma e Damiano.
Si presentano all’Altare gli Infermi d’ogni male, snudano la parte offesa, anche l’originale della copia di cera, ed il Canonico ungendoli dice, Per intercessionem beati Cosmi, liberet te ab omni malo. Amen.
Finisce la festa con dividersi li Canonici la cera ed il denaro, e con ritornar gravide molte donne sterili maritate, a profitto della popolazione delle Provincie; e spesso la grazia s’estende senza meraviglia, alle Zitelle, e vedove, che per due notti hanno dormito, alcune nella Chiesa de’ P.P. Zoccolanti, ed altre delli Cappuccini, non essendoci in Isernia Case locande per alloggiare tutto il numero di gente, che concorre: onde li frati, ajutando ai preti, danno le Chiese alle Donne, ed i Portici agl’uomini; e così Divisi succedento gravidanza non deve dubitarsi, che sia opera tutta miracolosa, e di divozione".
Nota
"Li forestieri alloggiano non solo tra li Capuccini e Zoccolanti, ma anche nell’Eremo di S. Cosma. Le Donne che dormono nelle chiese de’ P.P. Sudetti sono guardate dalli Guardiani, Vicarj e Padri più di merito, e quelli dell’Eremo sono di casa dall’Eremita, divisi anche dai Proprj mariti, e si fanno spesso miracoli senza incomodo delli santi".

Sir W. Hamilton

Sulla base dei “presunti” culti priapici, la tradizione orale isernina ha inventato diverse storielle e leggende.
La grazia e la disgrazia
Tanti anni fa, un’anziana signora visitò la chiesa isernina dei santi Cosma e Damiano. Erano i giorni della festa e la chiesa era colma di fedeli venuti da ogni dove. La signora conobbe una vecchia pellegrina con la quale entrò in confidenze.
«Ho un figlio lontano in America», disse la prima. «Non mi fa sapere più nulla da tempo. Non so neppure se sia ancora vivo. Così sono venuta per chiedere ai Santi Medici di farmi avere sue notizie».
«Ognuno ha i suoi dispiaceri», replicò l’altra. «La mia figlia maggiore è maritata da anni, ma non riesce ad avere figli. Dio solo sa cosa darei per avere un bel nipotino. Spero proprio che San Cosma ascolti le mie preghiere».
L’anno successivo le due donne si ritrovarono nella medesima chiesa.
«Signora mia», disse la prima, «ho avuto la grazia! L’altra volta, dopo pochi giorni ch’ero venuta qui, ho ricevuto una lettera da mio figlio. Sta bene e presto verrà a trovarmi». Poi domandò all’altra: «E lei ha avuto il nipotino che tanto desiderava?»
«Sì», rispose quella, «il nipotino è arrivato. Però quel giorno che chiesi l’aiuto di San Cosma in chiesa c’era troppa gente e tanta confusione; o forse sono stata io che non mi sono spiegata bene col santo».
«Cosa intende dire?»
«Il fatto è che il nipotino l’ho avuto dalla mia figlia nubile e non da quella maritata», concluse mestamente la seconda signora.

Priapo versante (simbolo dei culti priapici)

Questa seconda storia è del tipo “L’anello della fedeltà”.
Nella versione molisana del racconto, i simboli del dito e dell’anello alludono agli organi genitali. Hamilton sosteneva che a Isernia, i falli di cera usati come ex voto per la festa dei Santi Cosma e Damiano, erano detti ditoni, per quanto concerne l’anello, nel folklore narrativo tale oggetto era a volte usato per simboleggiare l’organo sessuale femminile.
Il diavolo e l’anello
C’era una volta un contadino molto geloso della giovane e bella moglie. Un giorno l’uomo, dovendo partire per un lungo viaggio, era preoccupato di dover lasciare sola la consorte. Allora chiamò la donna, le mostrò un santino raffigurante i santi Cosma e Damiano e le chiese di giurargli fedeltà. La moglie baciò l’immagine e giurò facendosi il segno della croce. Il contadino, poi, trasse di tasca un anello dalla foggia unica e lo diede alla consorte.
«Moglie – disse – dovrai fidarti solo di chi porterà al dito un anello come questo. Diffida di chiunque altro». La donna annuì e l’uomo, tranquillizzatosi, partì. Trascorse un bel po’ di tempo, finché un giorno la moglie del contadino udì bussare alla porta di casa. Era il diavolo che, tramutatosi in un giovane cavaliere, si presentò alla donna mostrandole un anello identico a quello donatole dal marito.
«È il tuo sposo che mi manda – disse il demonio –. Egli dovrà rimanere via ancora per molto e m’ha chiesto di venirti a prendere per condurti da lui».
La contadina si fidò e i due partirono a cavallo. Dopo un pezzo di strada il diavolo si fermò in un prato e tentò con la forza di possedere la donna. «L’anello tuo per il dito mio! L’anello tuo per il dito mio!» le diceva. La poverina riuscì a divincolarsi e, volgendo le braccia al cielo, invocò aiuto. «San Cosma medicatore, fai fuggire il tentatore!» urlava. E ancora: «San Damiano, dammi una mano!»
Apparvero allora i due Santi Medici che afferrarono la donna e, in volo, la riportarono a casa.

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