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venerdì 15 ottobre 2010

S.Nicola

S.Nicola
Nel 1087, un gruppo di mercanti portò a Bari, dalla Turchia, le spoglie di San Nicola e per custodire le reliquie fu edificata una basilica. La translazione del Santo era solo la copertura di un ricerca ben più importante, quella del Graal. I mercanti erano in realtà Cavalieri in missione segreta per conto di Papa Gregorio VII. Il Pontefice era al corrente del potere del Calice, ma non voleva pubblicizzare la sua ricerca, né l'eventuale ritrovamento, in quanto esso era un oggetto pagano. La coppa, forse, era passata per le mani di San Nicola nel VI secolo e ciò gli avrebbe conferito la fama di dispensatore d'abbondanza. Il recupero delle spoglie giustificò la spedizione in Turchia e l'edificazione della basilica a Bari. Sul portale della cattedrale (edificata parecchi anni prima della divulgazione della "Materia di Bretagna") è riprodotta anche l'immagine di Re Artù. Nella tomba di San Nicola continua a formarsi un liquido chiamato "manna" che, oltre a essere altamente nutritivo, sarebbe in grado di curare ogni male.





"Materia di Bretagna"
La leggenda di Re Artù si lega a quella del Graal
Alcune tracce che lo riguardano si trovano nella Basilica di Bari e nella cattedrale di Otranto. La storia di Re Artù e dei dodici cavalieri della Tavola rotonda, è narrata non solo ne "La materia di Bretagna", c'è un riscontro anche nell’archivolto dei leoni della Basilica di San Nicola di Bari la cui realizzazione è avvenuta un secolo prima.Tracce ci sono anche a Otranto, porto di grande importanza nell’antichità e nel Medioevo, da dove partivano le navi del crociati dirette in Terrasanta. Punto terminale della via Traiana, la città fu più volte assalita dalla flotta turca e nel 1480 fu conquistata dalle truppe condotte da Achmed Pascià. Vescovo, clero e popolo furono massacrati nel duomo e due giorni dopo, il 14 agosto, sul collo della Minerva, furono decapitati 800 prigionieri superstiti, poi passati alla storia come i Martiri d’Otranto.
 La pietra delle decapitazioni e gli ossari delle vittime sono conservati nella cappella dei martiri della cattedrale che fu quindi testimone di orrendi massacri. 
Sul pavimento della basilica c'è un mosaico che rappresenta l’albero della vita e che si richiama ad antiche tradizioni sapienziali, fra cui quella ebraica. Nel mosaico compare anche re Artù che guarda una porta che, secondo la leggenda, indicherebbe l’accesso a un luogo segreto, dove egli riposò tre giorni e tre notti prima di affrontare un combattimento. Forse, si dice, si tratta di una grotta nei pressi del castello di Otranto.


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 San Nicola di Mira (di Bari) Vescovo
Nato probabilmente a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia), fu eletto vescovo di Mira nella stessa Licia, proveniva da una famiglia nobile e benestante. La sua fama è universale, documentata da chiese e opere d’arte, ma sulla sua vita le notizie certe sono pochissime. Come accade alle personalità forti, quasi ogni suo gesto è trasfigurato in prodigio.
Un “Passionarium” del VI secolo dice che ha sofferto per la fede nelle ultime persecuzioni antecedenti Costantino, e che è intervenuto nel 325 al Concilio di Nicea.
Nicola muore il 6 dicembre di un anno incerto e il suo culto si diffonde in Asia Minore (25 chiese dedicate a lui nel VI secolo). Ci sono pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. 

Sette secoli dopo la sua morte, quando in Puglia è subentrato il dominio normanno, “Nicola di Mira” diventa “Nicola di Bari”; sessantadue marinai baresi (probabilmente erano Cavalieri), sbarcati nell’Asia Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro di Nicola e s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087 giungono a Bari accolti in trionfo dai fedeli.

L’usanza dei regali
Racconta la leggenda che nella città dove si trovava il vescovo Nicola, un padre, non avendo i soldi per costituire la dote alle sue tre figlie e farle così sposare convenientemente, avesse deciso di mandarle a prostituirsi. Nicola, venuto a conoscenza della cosa, lasciò di nascosto tre sacchetti di monete d'oro nella casa delle ragazze, che ebbero quindi la dote per sposarsi salvando al tempo stesso la loro purezza.
La festa di S.Nicola cade in Occidente il 6 di dicembre ed era questo, in molte regioni italiane, il giorno dei doni. E' solo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale con l'arrivo della Coca Cola nella nostra penisola che ha avuto inizio il processo di unificazione del “giorno del dono” con lo spostamento al 25 dicembre e l'immagine alla quale ci siamo abituati è quella della sua campagna pubblicitaria dell'epoca.
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