saluto

lunedì 31 gennaio 2011

World Nutella Day: February 5, 2011


Fra pochi giorni ricorre il 5° anniversario di un avvenimento importantissimo....

 Preparatevi per il "5° Annual World Nutella Day”.
Giornata Mondiale della Nutella: 5 febbraio 2011


Consiglio di prepararsi spiritualmente all'evento con appropriate letture:
.....e ricette a tema
Una ricetta di Sara

Sorrisi di Sfoglia Ripieni di Nutella
 
INGREDIENTI (per 18 sorrisi)
2 confezioni di pasta sfoglia (da 230 gr. l’una)
200 gr. di Nutella (1 bicchiere classico, per intendersi)
zucchero a velo
cacao amaro in polvere
PREPARAZIONE
Stendete la pasta sfoglia col mattarello. Usate un piattino delle tazzine da caffè come stampino, per ricavare dei dischi (a me ne sono venuti 9 con ogni rotolo di pasta sfoglia, 7 subito e altri 2 rimettendo insieme e ristendendo col mattarello i ritagli avanzati). Spalmate ogni disco con la Nutella (indicativamente un cucchiaino colmo per ognuno), lasciando libero all’incirca 1 cm di bordo. Chiudete i dischi a mezzelune schiacciando bene i bordi affinché non si aprano durante la cottura. Ponete i sorrisi su una teglia ricoperta con carta da forno e infornate a 200° C per 15 minuti, 20 al massimo. A cottura ultimata, spolverate con lo zucchero a velo e col cacao amaro in polvere.



Viva i dolci: vale la pena mangiare sempre come se fossimo ammalati, per poter poi morire sani?

Minori stranieri non accompagnati


Minori stranieri, per Save the Children 2010 'anno nero'
Sono almeno 4.438 i minori stranieri non accompagnati presenti sul suolo italiano, al 31 dicembre 2010 (Fonte: Comitato per i Minori stranieri). Il 90% sono maschi, per la gran parte fra i quindici e i diciassette anni ma non mancano 12enni, 13enni e 14enni. Il gruppo più numeroso è costituito dai minori Afgani seguito da quelli provenienti dal Marocco, Egitto, Albania, Bangladesh, Somalia, Repubblica del Kosovo, Palestina, Eritrea. I minori rumeni, anche rom, sono molto numerosi, però non rientrano più in queste classifiche perché neo-comunitari.
 I minori che continuano ad arrivare nel nostro paese viaggiano nascosti dentro Tir o furgoni, nel caso di minori afgani o bengalesi, o su navi da diporto irriconoscibili, nel caso di minori provenienti per esempio dal medio - oriente. I trafficanti chiedono per ciascun ragazzo 4/5.000 €. Per ripagare il debito contratto dalle famiglie, i ragazzi sono esposti al rischio di sfruttamento o di finire in circuiti di devianza ed illegalità. Per questo motivo, dovrebbero essere protetti, accolti ed essere inseriti in un percorso di formazione finalizzato al loro ingresso nel mondo del lavoro. La notevole diminuzione delle risorse destinate ai servizi per l’infanzia contribuisce, a indebolire la scuola che fatica ad inserirli nella comunità.
“Save the Children ritiene che la strada da percorrere non possa essere quella delle soglie di sbarramento per gli alunni stranieri nelle classi, ma vi sia bisogno di rafforzare la scuola con risorse e strumenti, affinchè possa giocare a pieno il suo ruolo chiave nei processi d’integrazione”.
Negli ultimi sette anni il numero di minori stranieri residenti è passato da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 932.000 al 1° gennaio 2010, pari all’8% della popolazione minorile italiana. La maggior parte dei minori stranieri residenti - circa 572.000, il 10.4% in più rispetto al 2009 - è nata in Italia. Nelle dieci province con la percentuale più alta di minori stranieri: Cremona, Lodi, Brescia, Mantova, Bergamo, Prato, Vicenza, Treviso, Reggio Emilia, Lecco.
La media è ora di un minore straniero su sei italiani e sono in aumento. L’anno scorso sono stati 104.000 i nuovi nati stranieri, pari al 18,8% del totale delle nascite.

domenica 30 gennaio 2011

Le Petit Prince di Antoine de Saint-Exupéry



Il piccolo principe: capitolo XXI

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla e questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te e amerò il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora preparare il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"È vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"È certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"È il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.


*******


"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi ...
Gli uomini hanno dimenticato questa verità ." 
"Quando tu guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse, visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero.
Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere"
XXVI Capitolo

L'aquila e il bisonte bianco


Questa favola è dedicata a tutti quei bambini che non conoscono la storia dei pellerossa e di come la crudeltà dell’uomo bianco abbia distrutto la loro meravigliosa civiltà. Questo straordinario popolo conosceva le erbe, le mangiava, curava con esse le malattie. Seguiva l’alternarsi delle stagioni e le rispettava. Venerava il bisonte, straordinario animale da cui traeva gran parte del suo sostentamento: mangiava la sua carne, usava la sua pelle, ne utilizzava il prezioso grasso. La loro era la civiltà del bisonte

L'aquila e il bisonte bianco
Tanto tempo fa nella terra abitata dai pellerossa, popolo nobile e fiero, viveva un’aquila reale. Era un uccello bellissimo e maestoso che abitava gli sconfinati spazi del cielo, nessuno riusciva a raggiungere le vette delle montagne più alte dove lei era sovrana. Da quelle cime il suo sguardo acutissimo riusciva a scrutare l’orizzonte e a cogliere i particolari di lontani paesaggi. Un giorno guardando le immense praterie sotto di lei, scorse una meravigliosa creatura, un bisonte bianco. Il cuore dell’aquila cominciò a battere all’impazzata per la bellezza di quella creatura. L’aquila, pur essendo la regina del cielo, cercava da molto tempo un amico perché si sentiva sola e pensò che avrebbe potuto fare amicizia con quell’essere di un bianco così lucente.
Conobbe Tatanka, questo era il nome del bisonte, avvicinandosi delicatamente planando sull’erba. Si guardarono negli occhi, il loro cuori si unirono profondamente e provarono il desiderio di visitare insieme gli immensi spazi del cielo.
L’aquila gli propose: vieni con me, ti farò volare su mondi sconfinati che da quaggiù neanche puoi immaginare!
Tatanka rispose: mi piacerebbe tanto, ma non ho ali, ho solo grosse zampe per calpestare il terreno e attraversare la prateria.
Ti presterò una delle mie ali e volerai con me, chiederemo il permesso al vecchio Sciamano, che abita sulle montagne della Luna Rossa.
Camminarono per vari giorni verso la meta per incontrare lo Sciamano, il vecchio saggio che il popolo della prateria consultava per avere consigli e conforto.
Giunsero a destinazione un giorno quando ormai il sole calava all’orizzonte e presentarono la loro richiesta.
 Possiamo volare insieme? Intercedi presso il Signore del Vento perché ci conceda di volare uniti, usando le mie ali.
Lo Sciamano accettò, ma fece promettere loro che al calar della notte sarebbero scesi di nuovo sulla terra, pena la morte di entrambi. Avrebbero avuto solo una giornata a loro disposizione. I due amici accettarono felici e la mattina seguente intrapresero il loro viaggio abbracciati saldamente perché il bisonte non precipitasse.
Volarono alti nel cielo, fino a quando raggiunsero una delle vette che Tatanka aveva sempre osservato dal basso.
Allora l’aquila gli chiese: scorgi gli alberi, il fiume, la prateria sconfinata, le mandrie di bufali che si spostano come uno sciame? Vedi la bellezza della nostra Madre Terra?
Con desolazione Tatanka rispose di non vedere nulla, perché i suoi occhi non erano fatti per osservare così da lontano.
L’aquila insistette: ti prego, sforzati!
Con disperazione il bisonte sforzò la vista finché non colse un'immagine confusa.
Il bisonte suggerì all’amica: vieni scendiamo sulla terra, credo che riusciremo a conoscere la nostra Madre Terra anche lì!
Ridiscesero, e raggiunsero la prateria scaldata dai raggi del sole calante.
Il bisonte si avvicinò ad un filo d’erba e disse: guardalo in trasparenza, cogli la bellezza della Madre anche in questo filo di seta?
 L’aquila sospirò: non riesco, il mio sguardo vede solo lontano, non colgo le cose troppo vicine!
Una sconfinata disperazione colse entrambi, perché avevano capito di appartenere a regni diversi e a modi diversi di adorare la loro unica Madre Terra.
Si separarono e l’aquila si librò alta nel cielo, salutando da lontano l’amico Tatanka.
Nel suo cuore però non c’era più tristezza, sapeva che ogni sera, al tramonto del sole, sarebbe ridiscesa verso il basso.
Nulla avrebbe più diviso quei due cuori che si erano cercati dall’eternità, sfidando le leggi di due regni diversi

sabato 29 gennaio 2011

La beffa di Cottingley - Inghilterra -



La beffa di Cottingley 
Due ragazzine Frances Griffiths dieci anni, e la cugina Elsie Wright di sedici, che abitavano a Cottingley nello Yorkshire un giorno, nell’estate del 1917, furono sorprese da un temporale e rientrate a casa bagnate dissero ai genitori che erano cadute in un ruscello mentre fotografavano delle fate e degli gnomi. Per dimostrare che non mentivano spiegarono che avevano scattato cinque fotografie a quegli strani esseri.
In breve tempo la notizia divenne di dominio pubblico suscitando incredulità. Tra le poche persone che credettero alla storia ci fu Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, che esaminò le foto e affermò che era assolutamente certo che non fossero truccate. Le cinque fotografie furono visionate da esperti, che confermarono che non c’erano state manipolazioni e ritraevano figure in movimento, anche se le immagini presentavano delle stranezze. Il clamore che la notizia aveva creato a livello nazionale, lentamente perse d’interesse e dopo la morte di Conan Doyle, avvenuta nel 1930, non si parlò più della vicenda.
Frances Griffiths nel 1983 raccontò come lei e la cuginetta riuscirono a beffare tutti ritagliando delle figure di fate da alcuni libri e di come le avessero fotografate fissandole con degli spilli o tenendole sospese con dei fili sottili.


Le foto originali sono conservate nella biblioteca dell'università di Leeds.
Conan Doyle  scrisse anche un libro sull’argomento:“The Coming of the Fairies” ("Il ritorno delle fate" Sugarco Edizioni anno 1992) e pubblicò le cinque foto delle fate scattate dalle ragazzine.

Phi Phi island - Thailandia

 Isole Phi Phi
L’arcipelago Phi Phi è formato da due isole: Phi Phi Don dove ci sono un villaggio di pescatori e molte sistemazioni ricettive per i turisti, si va dalle capanne sulla spiaggia ai lussuosi hotel. Phi Phi Leh, invece, è disabitata e ancora vergine, le barche compiono giornalmente delle escursioni per visitare Maya Bay, Pileh Bay, Baia di loh Samah, e i dipinti nella Caverna dei Viking. I fondali sono ricchi di caverne e la fauna comprende spugne e coralli. La zona è stata colpita dallo tsunami del dicembre 2004 ma sembra che la maggior parte dei danni siano stati riparati.
Un incremento del turismo di massa si deve al film “The Beach”che è stato girato in questi luoghi.


Coniglio Amami o Ryukyu

Il coniglio Amami o Ryukyu
Amami Ōshima è un'isola del Giappone, appartenente all'arcipelago delle Ryūkyū, è la settima di tutto il Giappone. Solo su quest’isola e a Toku-no-Shima vive un coniglio che è considerato un fossile vivente. Il coniglio Amami ormai in via d’estinzione, misura circa 50 cm e pesa quasi due kg. Il pelo è bruno scuro, la coda è solo1,5 cm, le orecchie sono corte, gli occhi piccoli, il muso allungato, le zampe, piuttosto corte hanno unghie robuste che arrivano anche a due centimetri. È un animale notturno. Si riproduce due volte l’anno e la femmina partorisce 2-3 piccoli che nascono ciechi e nudi. La femmina quando ha i piccoli, scava un buco nel terreno per nasconderli durante il giorno, e di notte quando esce, prima di allontanarsi, per proteggerli richiude l’ingresso accumulando con le zampe anteriori terra e materiale contro l'apertura.

venerdì 28 gennaio 2011

Giorno della memoria


"Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi) è la scritta in ferro battuto che fu apposta nel 1940 all'ingresso del campo di concentramento del lager nazista di Auschwitz (Oświęcim per i Polacchi). Quell’insegna è considerata uno degli infami simboli del genocidio degli ebrei che furono anche costretti a costruirla.
°°°°
L’insegna fu rubata da cinque balordi nel dicembre 2009 ma la polizia polacca la recuperò tre giorni dopo.
*****
Quando il Generale Dwight D. Eisenhower Comandante delle Forze alleate, incontrò le vittime dei campi di concentramento, ordinò che fosse fatto il maggior numero di foto possibili, e fece in modo che i tedeschi delle città vicine fossero accompagnati fino a quei campi per seppellire i morti.
In quell’occasione il generale disse: “Che si tenga il massimo della documentazione, che si facciano filmati, che si registrino i testimoni, perché, in qualche momento durante la storia, qualche idiota potrebbe sostenere che tutto questo non è mai successo”.


mercoledì 26 gennaio 2011

Santo Sepolcro - Gerusalemme: Edicola dell'Anastasis (Resurrezione)


Santo Sepolcro: Edicola dell'Anastasis (Resurrezione)
La chiesa del Santo Sepolcro è costruita sul luogo che la tradizione indica essere quello in cui Gesù fu sepolto e poi resuscitò. L'imperatore Adriano nel 135 fece ricoprire i luoghi sacri della Passione di Cristo e su quel terreno fece erigere un tempio dedicato a Venere.
Fu Elena la madre dell’imperatore Costantino I che nel 325/326 fece abbattere il tempio pagano e ricostruì sui luoghi della Passione di Cristo un complesso formato da tre chiese collegate fra loro.
L'Edicola del S. Sepolcro è a pianta rettangolare (base m 8 X 5,90, alta 5,90) e sorge al centro della Rotonda. L'interno dell'edicola è diviso in due parti, la prima detta Cappella dell’Angelo è il “vestibolo", da cui attraverso una porticina alta 133 cm, si accedeva alla tomba che era scavata nella roccia ed era rivestita in marmo. L’ingresso era chiuso con una pietra rotonda, un frammento di quella reliquia e conservato in una teca al centro del vestibolo. La tomba fu distrutta nel 1009 dal sultano Hakim e sotto l'Edicola è conservato quanto è rimasto dopo la distruzione. L’edicola che vediamo ora fu ricostruita dai Greci nel 1810, la precedente fu distrutta da un incendio nel 1808.

Il diavolo e la signorina Prym


Dal libro di Paulo Coelho: "Il diavolo e la signorina Prym"
Un uomo, il suo cavallo e il suo cane camminavano lungo una strada.
Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante. Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...
Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati.
A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.
Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispose il guardiano.
"Che luogo, è mai questo, tanto bello?"
"E' il cielo"
"Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete!"
"Puoi entrare e bere a volontà" Il guardiano indicò la fontana.
"Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete”.
"Mi dispiace molto" disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali".
L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
Ringraziò il guardiano e proseguì.
Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
"Buongiorno" disse il viandante.
L'uomo fece un cenno con il capo.
"Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete".
"C'è una fonte fra quei massi" disse l'uomo e indicando il luogo, aggiunse: "Potete bere a volontà".
"L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
Il viandante andò a ringraziare.
"Tornate quando volete”, rispose l'uomo.
"A proposito, come si chiama questo posto?"
"Cielo"
"Cielo?Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là!"
"Quello non è il cielo, è l'inferno".
Il viandante rimase perplesso. "Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni!
"Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici... "

martedì 25 gennaio 2011

"L'amore" (Kahlil Gibran)


Quando l'amore ti chiama, seguilo.
Anche attraverso le sue tante vie faticose e ripide.
E quando le tue ali ti avvolgono, abbandonati.
Non importa se la spada nascosta tra le sue piume può ferirti.
Credi in lui, sebbene la sua voce possa frantumare i sogni e strappare fiori nel giardino della tua anima.
Quando l'amore ti chiama, seguilo.
Lui sa accarezzare i momenti più teneri, anche quando tremano al Sole.
Seguilo.
Ti accoglierà come il prato che fa crescere l'erba, come il cielo che fa bionde le spighe, come la macina che fa candido il grano.
Quando l'amore ti chiama, seguilo. 
Conoscerai tutti i segreti del tuo cuore, così come sarai padrone di ogni frammento della vita. 
Non aver mai paura dell'amore.
Entra nel suo mondo.
Vivi le stagioni del sorriso, come pure quelle del pianto.
Scoprirai che non sono amare le sue lacrime.
Quando l'amore ti chiama, seguilo.
E lasciati guidare.

"L'amore" (Kahlil Gibran)




Truffe con le carte di credito


Ho ricevuto quest’email e la pubblico come l’ho ricevuta. 
Non ho controllato se è vera, recente, o se è una bufala; non ho controllato nulla. Sicuramente non contiene  consigli nocivi, forse sono solo inutili (vorrei sapere chi è tanto furbo da dare il codice di sicurezza ad uno sconosciuto?) Nel dubbio chiamate voi la sede della “Carta” e magari segnalate l’accaduto alle autorità competenti.
*****

NUOVA TRUFFA CON LA CARTA DI CREDITO
Consiglio di girare questa e-mail anche ad amici e conoscenti per evitare spiacevoli sorprese.
Una delle più importanti banche del Canada (più precisamente la Royal Bank of Canada) sta allertando tutti i propri clienti circa una nuova truffa ai danni di possessori di carte di credito (VISA, Mastercard, etc.) che si sta allargando a tutto il continente americano ed è molto prevedibile che prestissimo raggiungerà l'Europa...OCCHIO, RAGAZZI !!!
La truffa si sta diffondendo dal Canada con velocità impressionante. In particolare si tratta di un modo piuttosto furbo per truffare i possessori di carte di credito, poiché questi bastardi hanno già i numeri di serie delle carte e quindi NON VI CHIEDONO IL NUMERO DI SERIE DELLA VOSTRA.
Questa mail potrà essere molto utile perché una volta capito come funziona la truffa sarete preparati e protetti dal pericolo. Funziona così. La persona vi chiamerà al telefono dicendo:
"Buongiorno, mi chiamo (Nome e Cognome) e La sto chiamando dall'ufficio antifrodi della VISA (oppure Mastercard, American Express, ecc.). La mia matricola di funzionario VISA è la 12460.
Le telefono perché la Sua carta è stata segnalata dal nostro sistema di sicurezza per aver fatto un acquisto insolito e io sono qui per verificare insieme a Lei se si tratta di qualcosa d’illegale oppure no. Guardi, si tratta della Sua carta di credito VISA emessa dalla Banca......... (vi dirà il nome della Vostra Banca) Lei ha per caso acquistato recentemente dei biglietti aerei (o qualsiasi altra cosa) per 497.99 dollari (oppure Euro) da una società via Internet che ha sede in ....... ?"
Mentre voi risponderete di no, il falso funzionario continuerà dicendo: "Guardi, Le spiego brevemente, si tratta di una società che stiamo tenendo d'occhio poiché effettua degli addebiti tra 297 e 497 dollari (Euro) per volta e restando sotto i 500 dollari non è facilmente controllabile, dato il gran numero di transazioni che effettua ogni giorno in tutto il mondo. Ad ogni modo, se Lei mi conferma di non aver fatto con la sua carta nessun acquisto Internet per biglietti aerei di questo importo, con il suo aiuto abbiamo potuto appurare che si tratta di un tentativo di frode e così questa somma Lei la vedrà addebitata sull'estratto conto del mese ma le verrà contemporaneamente eseguito lo storno per lo stesso importo non dovuto, così alla fine il saldo sarà pari. L'estratto conto verrà inviato come al solito al Suo indirizzo che ci risulta essere in ________ (il vostro indirizzo), è corretto?"
E voi direte ovviamente di sì...
Allora lui/lei continuerà dicendo:"Ok, a questo punto apro una pratica interna antifrode.
Se Lei avesse qualsiasi domanda o chiarimento da chiederci, chiami il nostro numero verde 800 ........ e chieda dell'ufficio antifrodi Internet. Quando un mio collega le risponderà, abbia cura di dargli il codice di questa pratica che è il .............. (vi darà un numero a sei cifre) così che potrà rispondere a tutte le sue domande. Ha annotato il codice della pratica? Vuole che glielo ripeta?"
A questo punto inizia la parte IMPORTANTE della truffa.
Il falso funzionario vi dirà:
"Un'ultima cosa ancora. Avrei bisogno di verificare se lei è davvero in possesso della sua carta: ce l'ha in mano in questo momento? Ok, allora dia uno sguardo ai numeri che trova sul retro: se guarda bene vedrà due numeri, uno di quattro cifre che è una parte del numero di serie della carta e l'altro di tre cifre (Codice di Sicurezza) che dimostra che Lei è in possesso della carta.
Queste ultime tre cifre sono quelle che vengono normalmente utilizzate per gli acquisti via Internet, poiché sono la prova che Lei possiede fisicamente la carta. Me li può leggere per favore ?" Una volta che glieli avrete letti, lui dirà:
"Ok, codice corretto. Avevo solo bisogno della prova che la carta non fosse stata persa o rubata e che ne eravate ancora fisicamente in possesso. Ha qualche altra domanda da farmi ?"
Dopo che voi avete risposto di no, lui risponderà: "Molto bene, La ringrazio della collaborazione. In ogni caso non esiti a contattarci per qualsiasi necessità: buongiorno."
E metterà giù il telefono.
Da parte vostra vi sentirete sollevati... hanno tentato di truffarvi, ma il solerte servizio antifrodi della VISA vi ha salvati in tempo. In fondo non gli avete detto quasi niente d’importante e lui non vi ha mai > chiesto il numero della carta...
INVECE HA GIA' INCASSATO I VOSTRI SOLDI !
Già, perché gli avete letto i tre numeri del codice di sicurezza e CERTAMENTE li ha già usati per addebitare la vostra carta. Infatti, quello che i truffatori vogliono è proprio il codice di sicurezza a tre cifre sul retro della carta: gli altri dati se li erano già procurati, compreso il titolare, la data di emissione, di scadenza, il numero di serie della carta e persino il vostro indirizzo....Mancava solo il codice di sicurezza!
Se vi dovessero chiamare con le modalità appena descritte, non date nessun riferimento e ditegli che chiamerete direttamente la VISA (oppure Mastercard, ecc.) per la verifica della conversazione: le società che emettono le carte di credito NON VI CHIEDERANNO MAI DEI CODICI, LORO LI CONOSCONO PRIMA DI VOI !!!
Per favore, diffondete queste informazioni ai vostri familiari ed amici.

Manuela Russo - Banca d'Italia -
Servizio Informazioni Sistema Creditizio Largo Guido Carli.
00044 Vermicino - Frascati (Roma)

Ps.
Dopo aver pubblicato ho avuto un ripensamento ed ho fatto una controllatina veloce : è un'email, non so se veritiera, che circola in rete dal 2008 :-)

lunedì 24 gennaio 2011

Il Papa e i social network


Il Papa e i social network
24 Gennaio 2011: Festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti.

Benedetto XVI ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha presentato il suo messaggio per la 45a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: "Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale" che si celebrerà domenica 5 giugno 2011. Nel suo messaggio Benedetto XVI, dice che le nuove tecnologie "…se usate saggiamente, possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso di verità e di unità che rimane l'aspirazione più profonda dell'essere umano" ma mette in guardia chi partecipa ai social network dall’eventualità di "rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo".
Secondo il Papa le nuove tecnologie, e in particolare i social network presentano dei "rischi", è importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone. Si deve restare "fedeli a se stessi" e non si deve cedere alla tentazione di crearsi una falsa identità con dei profili fasulli nella speranza di incrementare il proprio numero di amici.

domenica 23 gennaio 2011

La storia del Santo Graal - Il Calice dell'Ultima Cena -


La storia del Santo Graal
Una delle innumerevoli versioni

Durante l'Ultima Cena Gesù prese il pane, lo spezzò e disse: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi alzò il calice e disse: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per tutti in remissione dei peccati”. Il giorno dopo, Venerdì di Passione, Gesù fu crocefisso. Quando fu deposto dalla croce uno dei suoi discepoli, Giuseppe d'Arimatea, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nella tomba di famiglia che era stata terminata da poco. Mentre lavavano il corpo di Gesù e lo preparavano per la sepoltura, alcune gocce di sangue uscirono dalla ferita infertagli dal centurione e Giuseppe raccolse il sangue nella stessa coppa che era servita per la consacrazione dell'Ultima Cena. Quando d’Arimatea lasciò la Palestina e si rifugiò in Bretagna, portò con sé il Santo Graal. Per cinque secoli, il calice restò in Bretagna affidato ai sacerdoti della chiesa Aquae Sulis. Nel VI secolo a causa dell'avanzata di eserciti pagani si decise di trasportarlo in un luogo più sicuro. Un sacerdote s’incaricò di portarlo a Roma dal Papa, ma quando arrivò all'Isola Comacina (provincia di Como), a causa dell'invasione dei Longobardi, fu costretto a fermarsi. Al Santo Graal fu dato il merito della resistenza riuscita contro i Longobardi, e sull’isola fu costruita una chiesa in suo onore. In un secondo tempo decisero di nascondere il calice in un luogo sicuro e lo occultarono in un pozzo in una zona imprecisata della Val Codera (provincia di Sondrio), da dove si persero le sue tracce.

isola Comacina

Mosaico del Nilo


Mosaico del Nilo
Il mosaico nilotico dimensioni: 5,85 x 4,31 m risale forse al primo secolo avanti Cristo. Il mosaico è uno dei più famosi del mondo antico, era originariamente in un ambiente del Foro dell’antica Prenestae e fu scoperto tra il 1558 e il 1604 in quella che era la "sala absidata" adibita a cantina dell’attuale seminario di Palestrina. Fu il duca d’Acquasparta Federico Cesi, venuto a Palestrina nel 1614 in occasione delle sue nozze a valorizzare il mosaico che fu riprodotto da Cassiano dal Pozzo in diciotto tavole a colori. Il vescovo di Palestrina, cardinale Andrea Peretti nel 1624-25 ordinò che il mosaico fosse trasportato a Roma. L’opera fu quindi smontata ma alcune parti rimasero a Palestrina. Nel 1640 tutte le parti del mosaico erano tornate a Palestrina ma durante i vari spostamenti l’opera aveva subito dei danni che furono riparati definitivamente solo durante il restauro avvenuto durante il periodo 1853/55.
Il mosaico nel corso degli anni è stato motivo di discussione fra gli studiosi che ne hanno dato interpretazioni diverse. Quello che è certo è che l’opera rappresenta l’Egitto inondato dal Nilo, mostra le origini ed il percorso del fiume fino al delta e mostra animali piante ed edifici scene di caccia, pesca, rituali e banchetti di quei luoghi.

Ora il mosaico è collocato in una parete del Museo Archeologico di Palestrina. La scena che raffigura un banchetto sotto una pergola, si trova presso l'Altes Museum di Berlino, quella inserita nell’opera è una coppia.

Il viale delle sfingi - Egitto -


Nuove sfingi
Nella valle dove si trovano Luxor e Karnak, circa 600 chilometri a sud del Cairo, recentemente è stato portato alla luce un viale fiancheggiato da due file di sfingi che rappresentano il dio Amon-Ra. Il viale lungo circa 2.700 metri e largo circa 70 fu fatto costruire da Amenhotep III (1372-1410 a.C.) e fu restaurato sotto il regno di Nectanebo I (380 -362 a C.). Il viale che univa i templi di Luxor e Karnak era utilizzato dal faraone quando partecipava a solenni cerimonie religiose. Ogni anno poi era percorso in processione per portare l'immagine del dio Amon al tempio di Luxor, dove si ricongiungeva con la raffigurazione della moglie Mut. Dal viale si dipartiva una strada lunga 600 m che portava al Nilo, ma finora ne hanno scavato solo 20 metri.

sabato 22 gennaio 2011

Isole Marianne settentrionali


Guam - Saipan - Tinian - Rota
Guam è l'isola più grande e più meridionale delle Marianne, una barriera corallina circonda l'isola, la parte settentrionale è costituita da un altopiano di origine corallina, la parte meridionale prevalentemente collinare, è di origine vulcanica. A sud-ovest dell’isola c’è l’abisso Challenger Deep nella fossa delle Marianne, è l’abisso più profondo del mondo e s’inabissa a 11.033 m.
Saipan isola di origine vulcanica, è la seconda dell’arcipelago per estensione si trova al centro delle Marianne Settentrionali è il luogo più frequentato della Micronesia dai turisti giapponesi e dista 200 km da Guam, ha belle spiagge lungo le coste occidentali e meridionali, la costa orientale è rocciosa e frastagliata e vi sono scogliere spettacolari lungo la costa settentrionale. L'isola, collinosa all’interno, misura circa 23 km di lunghezza e 8 di larghezza. L’isola di Tinian ha un solo villaggio è 2 km a sud di Saipan, qui si trovano delle belle spiagge, tra le quali Kammer Beach a San Jose, e Taga Beach immediatamente a sud del villaggio. Entrambe le spiagge hanno acque turchesi e sabbia bianca. Tinian non è ancora soffocata dal turismo, a San Jose c’è la Taga House, dove sono ancora visibili antichissimi monoliti che forse costituirono le fondamenta del palazzo di Taga il Grande, il leggendario sovrano dei Chamorroche. Rota, situata circa a metà à strada tra Saipan e Guam è ancora un luogo tranquillo senza centri commerciali e le strade ancora senza illuminazione.



*****
Tinian è tristemente nota perché è da qui che decollarono l’Enola Gay, il bombardiere B-29 che il 6 agosto 1945 sganciò l’atomica su Hiroshima e poi il Bockscar, il B-29 che il 9 agosto 1945 lanciò la bomba su Nagasaki.
A Saipan l’8 luglio I944 si è svolta una delle battaglie più sanguinose del conflitto. La conquista dell’isola costò agli americani la perdita di 14.021 uomini, 3674 dei quali soldati dell'esercito e 10.347 Marines. Quando i militari giapponesi superstiti si resero conto di essere stati sconfitti, l'ammiraglio Chuchi si sparò un colpo di pistola e il generale Yoshitsugu Saito con tutti i suoi soldati superstiti fecero harakiri. Alla loro morte si aggiunsero circa 20.000 civili che in preda ad isterismo collettivo si uccisero gettandosi dalle scogliere di Marpi Point alte 70 m. per non cadere prigionieri degli americani.
Il 9 luglio 1944 la tragedia era finita.

venerdì 21 gennaio 2011

Il pianto dei senza voce - The voiceless' cry


Poesia di un bambino lavoratore


The voiceless' cry

Ah! Ah! Listen to me, without paying deaf ears
Yes, listen carefully
You who make big speeches
In powerful countries with big halls
During great festivities, listen carefully
Today, the voice of the voiceless has risen high in the skies
And truth has descended like lightening
In the four corners of the world
Run, Flee, go and hide wherever you can
This truth will follow you wherever you go
Like a nail on the finger
But before I return, please, tell me
Of which country am I citizen?
Of which history am I a hero?
And who are the thieves that have stolen
My right to live my childhood?

Paul Apeviotowou,
EJT Lomé, Togo

******

l pianto dei senza voce
Ah! Ah! Ascoltami, senza fare orecchie da mercante,
Sì, ascolta attentamente
Tu che fai grandi discorsi
Dentro le grandi sale dei paesi potenti
In occasione di grandi festività, ascolta bene
Oggi, la voce dei senza voce è salita alta nel cielo
E la verità è ascesa splendente
Nei quattro angoli del mondo
Corri, scappa, vai e nasconditi dove vuoi
Questa voce ti seguirà ovunque andrai
Come un'unghia sul dito
Ma prima che io ritorni, per favore, dimmi
Di quale paese sono cittadino?
Di quale storia sono l'eroe?
E chi sono i ladri che mi hanno rubato
Il diritto a vivere la mia infanzia?


Che fine ha fatto l'auto ad aria?

Eolo la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina, non funziona o è una bufala?
Guy Negre ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motor Show di Bologna una macchina rivoluzionaria. La "Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.
Dicevano che poteva fare 100 Km con 0,77 euro, raggiungeva una velocità di 110 Km/h e funzionava per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.
Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.
Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole d'aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento. Dicevano che la manutenzione era molto ridotta. Il prezzo al pubblico doveva essere di circa diciotto milioni delle vecchie lire, nel suo allestimento più semplice.
Al Motor Show fece un grande scalpore, tanto che il sito
www.eoloauto.it fu subissato di richieste di prenotazione. Lo stabilimento era in costruzione in Italia nel paese di Broni, la produzione doveva partire all'inizio del 2002. Si trattava di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina, dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione, da tutto un sistema interamente basato sull'autodistruzione di tutti per il profitto di pochi. Tutto sembrava essere pronto, ma poi l’inizio della produzione fu rimandato al 2004 e i novanta dipendenti assunti in Italia finirono in cassa integrazione senza aver mai costruito nemmeno un’auto. Pare che in condizioni reali d'utilizzo, l’aria decomprimendosi si raffreddasse fino a -40°C facendo congelare la condensa presente nell'aria e bloccando il motore dopo pochi minuti di utilizzo. Il 7 febbraio 2007 il gruppo MDI disse che aveva concesso al costruttore automobilistico indiano Tata Motors la licenza per la costruzione di prodotti che sfruttano la tecnologia del suo motore ad aria compressa. Poi è stata la volta della Zero Pollution Motors che ha annunciato che dal 2011 circolerà sulle strade americane una vettura ad aria compressa che non si chiamerà più Eolo ma Airpod…. e la telenovela continua.

L'asciugamano

 L'asciugamano
Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie, e nello stesso istante, suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale correndo e va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino.
Prima che lei possa dire qualcosa, lui le dice:
- Ti do 800 euro adesso in contanti se fai cadere l'asciugamano!
Riflette... e in un attimo l'asciugamano è per terra...
Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po' sconvolta ma felice per la piccola fortuna guadagnata, in un attimo risale in bagno.
Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta.
Lei risponde: - Era Giovanni...
Il marito: - Perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?

Morale: se lavorate in team, dividete rapidamente le informazioni dei fascicoli comuni, potreste evitare dei malintesi o della cattiva pubblicità...

Sorridi


SORRIDI: qualcuno ti ama !


Sorridere è contagioso,
si espande come un raffreddore:
quando qualcuno ci sorride,
anche noi cominciamo a sorridere.


Passavo per strada
e qualcuno mi ha visto sorridere;
quando mi ha restituito il sorriso
ho capito che lo avevo contagiato.


La risposta di quel sorriso
mi ha fatto capire
che sorridere vale la pena.
Un sorriso semplice come il mio,
può viaggiare per tutto il mondo !



Cosí, se senti che ti stanno mandando un sorriso,
non far finta di niente,
comincia una rapida epidemia
e contagiaaa tuutttiiiii quaaaantiiiiiiiiii !


Mantieni questo SORRISO in movimento,
mandalo ai tuoi amici speciali !


Tutti 
hanno bisogno di un
SORRISOOOOOOO  !


Ma perché sorridere?
Semplicissimo:
PERCHE' QUALCUNO TI AMA!!!! 

Lo steccato


Lo steccato
C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno.
Il primo giorno il ragazzo piantò trentasette chiodi nello steccato.
Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato.  Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo. Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno.
I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato. Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà. Una ferita verbale fa male quanto una fisica. Ricorda che gli amici sono gioielli rari, ti fanno sorridere e t’incoraggiano. Sono pronti ad ascoltarti quando ne hai bisogno, ti sostengono e ti aprono il loro cuore".

non conosco l'autore

Fra le ciglia bagnate

Fra le ciglia bagnate

Hai bussato piano alla porta del mio cuore,
hai bussato piano e io non ti ho  sentito.
Non ti rivedrò mai più,
non riuscirò mai più a riportarti indietro.
Fra le ciglia bagnate di lacrime salate,
ti immaginerò nel vento che mi spettina,
nel sole che mi scalda,
nella stella che veglia la mia notte, 
negli occhi dolci di un bambino,
nella luce del mattino, 
nel primo fiore di primavera,
nella dolce pace della sera.
Mi hai lasciato però un dono:
tanto amore da dare,
da offrire, da regalare .
Perché quella stella nella notte brilli ancora di più
perché io possa immaginare nel vento
  il dolce  trillio del tuo riso. 
         
m.b   

Siate il meglio - Martin Luther King


Siate il meglio

Se non potete essere un pino sulla vetta del monte,
siate un cespuglio nella valle, ma siate
il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello.
Siate un cespuglio se non potete essere un albero.
Se non potete essere una via maestra, siate un sentiero.
Se non potete essere  il sole, siate una stella;
non con la mole vincete o fallite.
Siate il meglio di qualunque cosa siate.
Cercate ardentemente di scoprire
a che cosa siete chiamati,
e poi mettetevi a farlo appassionatamente.

Martin Luther King

giovedì 20 gennaio 2011

Giacomo di cristallo

 Giacomo di cristallo
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente.
Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria e l'acqua.
Era di carne e d'ossa e pareva di vetro, e se cadeva, non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca. Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie. Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale. Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca. Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava "Giacomo di cristallo", e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili. Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi. La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze. Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti
leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza. Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione. Allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri. Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire. Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano

Gianni Rodari
tratto da Il gatto viaggiatore

Regala ciò che non hai


Regala ciò che non hai... 
Occupati dei guai, dei problemi
del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.

Alessandro Manzoni ?

La giumenta morta di stanchezza - P. Cohelo -


La giumenta morta di stanchezza 
Nasrudin decise di cercare nuove tecniche di meditazione. Bardò la sua giumenta e iniziò un pellegrinaggio per il mondo: andò in India, in Cina, in Mongolia, conversò con tutti i grandi maestri, ma non ne ricavò nulla.
Sentì dire che c’era un saggio nel Nepal: si recò fin laggiù, ma mentre stava salendo sulla montagna per incontrarlo, la sua giumenta morì per la stanchezza. Nasrudin la seppellì in quello stesso luogo, e pianse di tristezza.
Passò un uomo e disse: “Questa dev’essere la tomba di un santo, e voi eravate suo discepolo. Sicuramente, state piangendo la sua morte”.
“No, è solo la tomba della mia giumenta, che è morta di stanchezza”.
“Non ci credo - disse il passante -. Nessuno piange per una giumenta morta. Questo deve essere un luogo santo, dove accadono i miracoli, e voi state tentando di nasconderlo”.
Per quanto Nasrudin discutesse, non servì a niente. L’uomo si recò al paese vicino, raccontò a tutti la storia di un grande maestro che operava guarigioni sulla sua tomba, e ben presto cominciarono a sopraggiungere i pellegrini. A poco a poco, la notizia della scoperta del Saggio dal Lutto Silenzioso si diffuse per tutto il Nepal - e sul luogo accorsero moltitudini di persone.
Vi giunse anche un uomo ricco, che ritenne di essere stato ricompensato e perciò fece costruire un imponente monumento nel punto in cui Nasrudin aveva seppellito il “suo maestro”. Visto l’accaduto, Nasrudin decise di lasciare le cose come stavano.
 Ma imparò una volta per tutte che, quando qualcuno vuole credere a una menzogna, nessuno lo convincerà del contrario.

Paulo Cohelo

Un uomo sdraiato per terra - P. Coelho -


Un uomo sdraiato per terra
Il 1º luglio, alle ore 13.05, incontrai un uomo di circa cinquant'anni sdraiato sul marciapiede di Copacabana. Gli passai accanto, gli lanciai un rapido sguardo e proseguii per la mia strada, diretto a un chioschetto dove prendo solitamente del latte di cocco.
Da buon carioca, ho già incontrato centinaia (migliaia?) di volte uomini, donne o bambini sdraiati per terra. Da persona abituata a viaggiare, ho già visto la stessa scena praticamente in tutti i paesi dove sono stato - dalla ricca Svezia alla povera Romania. Ho visto gente sdraiata per terra in tutte le stagioni dell'anno: nell'inverno tagliente di Madrid, New York o Parigi, dove si sistemano vicino all'aria calda che esce dalle stazioni della metro. Nel sole cocente del Libano, fra gli edifici distrutti da anni di guerra. Le persone sdraiate per terra - ubriachi, senza fissa dimora, stanchi - non costituiscono una novità nella vita di nessuno.
Presi dunque il mio latte di cocco. Dovevo tornare rapidamente, perché avevo un’intervista con Juan Arias, del giornale spagnolo El País. Nel tornare indietro, vidi che l'uomo era ancora lì, sotto il sole - e tutti quelli che passavano si comportavano esattamente come me: guardavano e proseguivano.
Si dà il caso che - anche se ancora non lo sapevo - la mia anima era ormai stanca di vedere questa stessa scena, tante volte. Quando ripassai accanto a quell'uomo, qualcosa più forte di me mi fece inginocchiare e tentare di alzarlo.
Non reagiva. Gli girai allora la testa, e c'era del sangue sulla sua tempia. E ora? Era una ferita seria? Gli pulii la pelle con la mia camicia: non sembrava nulla di grave.
In quel momento, l'uomo cominciò a mormorare qualcosa come: "Chiedigli di non picchiarmi." Bene, era vivo. Ora bisognava che lo togliessi da sotto il sole e chiamassi la polizia.
Fermai il primo uomo che passò e gli chiesi di aiutarmi a trascinarlo all'ombra, fra il marciapiede e la sabbia. Questi era vestito di tutto punto, con cartella, pacchi, ma lasciò tutto da una parte e venne ad aiutarmi, anche la sua anima doveva essere stanca di vedere quella scena.
Dopo avere sistemato l'uomo all'ombra, mi avviai verso casa - sapevo che c'era una cabina telefonica, e da lì avrei potuto chiedere aiuto. Ma, prima di raggiungerla, incontrai due agenti.
"C'è un uomo ferito, davanti al numero tot," dissi. "L'ho messo sulla spiaggia. Sarebbe bene mandare un'ambulanza." I poliziotti dissero che avrebbero preso provvedimenti. Ecco, avevo compiuto il mio dovere. Sollecito, sempre all'erta. La buona azione del giorno! Il problema adesso si trovava in altre mani, che si prendessero loro la responsabilità. E il giornalista spagnolo sarebbe arrivato a casa mia dopo alcuni minuti.
Non avevo ancora fatto dieci passi che uno straniero mi bloccò. Disse in un portoghese confuso: "Io avevo già avvisato la polizia di quell'uomo sul marciapiede. E mi hanno detto che, a meno che non fosse un ladro, non era un problema loro."
Non feci neppure finire di parlare quell'uomo. Tornai dai poliziotti, convinto che sapessero chi ero, che scrivevo sui giornali, che comparivo in televisione. Tornai con la falsa impressione che il successo, in certi momenti, aiuta a risolvere molte cose.
"Lei, signore, è forse un'autorità?" domandò uno di loro, notando che chiedevo aiuto in maniera più incisiva.
Non avevano idea di chi fossi.
"No. Ma risolveremo questo problema ora."
Io ero mal vestito, con la maglietta macchiata del sangue di quell'uomo, con un paio di bermuda ricavati da dei vecchi jeans ed ero sudato. Ero un uomo comune, anonimo, senza alcuna autorità, se non la mia stanchezza di vedere gente buttata per terra, per decine di anni, senza avere mai fatto assolutamente niente.
E questo cambiò tutto. C'è un momento in cui ci si trova al di là di qualsiasi blocco o di qualsiasi paura. C'è un momento in cui i tuoi occhi sono diversi, e gli altri capiscono che stai parlando sul serio. I poliziotti mi seguirono e chiamarono l'ambulanza.
Di ritorno a casa, rammentai le tre lezioni di quella passeggiata:
a) chiunque può fermare un'azione quando essa è ancora puro romanticismo;
b) c'è sempre qualcuno che dice: "Ora che hai cominciato, vai fino alla fine." E, infine, c) chiunque è una persona autorevole, quando è assolutamente convinto di ciò che fa.

 Paulo Coelho